Piacenza: 1140 croci per i morti

Il vallo delle mura farnesiane di Piacenza come un cimitero dei caduti sul lavoro: 1.140 croci di legno, ordinatamente piantate su lunghe file, per altrettante persone morte nel 2008 a seguito di infortuni. È la provocatoria iniziativa voluta dal presidente dell’Anmil (associazione nazionale mutilati e invalidi) di Piacenza, Bruno Galvani, su una sedia a rotelle dall’età di 18 anni, proprio per un infortunio sul lavoro, che ha così voluto realizzare un imponente monumento a questa tragedia nazionale. Continua a leggere
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Cosenza, la Marlane e i morti per cancro

Da repubblica

Ne sono morti quaranta di cancro. Altri sessanta hanno lo stesso male e
sono ancora vivi. Erano tutti operai, colleghi, per anni fianco a
fianco nell’azienda tessile Marlane, in provincia di Cosenza, a Praia a
Mare. La Procura di Paola ha concluso le indagini, durate anni, e ha
ipotizzato i reati di omicidio colposo dei dipendenti, la cui morte è
stata attribuita alle condizioni di lavoro, e inquinamento ambientale.  Sono stati anni difficili per i parenti delle vittime, difficili per
gli ex operai che dopo anni di lavoro in fabbrica combattono contro
tumori che hanno colpito la vescica, o i polmoni, l’utero o la
mammella. Le fasi delle indagini sono, per il momento, concluse, si
attende ora la decisione di rinvio a giudizio di una decina di
indagati. Ci sono voluti anni e anni di indagini, prima lungo un doppio percorso,
poi riportate in un unico fascicolo, per dimostrare la connessione tra
i decessi e l’uso di alcune sostanze usate nella fabbrica di coloranti
azoici, che contengono "ammine aromatiche", indicate da una ampia
letteratura scientifica come responsabili delle insorgenze tumorali. Continua a leggere

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Settembre: 4 morti al giorno

30 SETTEMBRE

BERGAMO – Avrebbe rischiato di perdere un
braccio, se i colleghi non fossero intervenuti in tempo, una
operaia di 42 anni, rimasta ferita in un incidente sul lavoro in
una ditta di Carvico, in provincia di Bergamo.
La donna stava lavorando a un macchinario nello stabilimento
della Manifattura Polimeri di via Rota, quando l’avambraccio
destro le è rimasto incastrato in un rullo. Prima che l’arto
venisse completamente schiacciato sono intervenuti i colleghi. 

GORIZIA – Un operaio e’ rimasto seriamente
ustionato
a Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia, investito da
un getto di bitume rovente. L’infortunio e’ avvenuto durante le opere
di asfaltatura di una strada. L’uomo ha riportato ustioni di secondo e
terzo grado sul 60% del corpo ed e’ stato ricoverato nell’ospedale di
Udine.

BERGAMOSei persone sono rimaste
intossicate
per una fuga di acido solforico presso la ditta Dow
Agrosciences
di Mozzanica nel bergamasco. I sei intossicati sono operai che
sono riusciti a limitare i danni, e le conseguenze su loro
stessi, chiudendosi subito in una camera pressurizzata. I medici
del 118 li hanno visitati ma non è stato necessario il
ricovero.
Secondo quanto si è appreso pochi minuti prima delle 17.30,
si è verificato uno sversamento di acido liquido da un
macchinario. Gli operai che in quel momento stavano lavorando
nel reparto della ditta si sono chiusi in una camera
pressurizzata e hanno lanciato l’allarme, come prevede la
procedura interna in caso di emergenza. Arrivati i soccorsi e
controllata l’area, l’allarme è rientrato.
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Ilva: dopo tre anni la prima udienza

Giuseppe Florio “la Gazzetta del Mezzogiorno” del 25/09/09

La data è quella del prossimo 30 settembre. Ovvero, tre anni, cinque mesi e dodici giorni dopo la tragica scomparsa di Antonino Mingolla. L’appuntamento è quello dell’udienza preliminare del processo penale per accertare le responsabilità dell’incidente mortale occorsogli negli impianti dell’Ilva di Taranto. Antonino era dipendente della CMT, ditta appaltatrice per lavori di manutenzione all’interno del cantiere Ilva. Nel pomeriggio del 18 aprile 2006, durante la sostituzione di alcune valvole sul condotto principale del gas “afo”, utilizzato come combustibile per fondere l’acciaio, Antonino morì avvelenato a 46 anni da esalazioni circa venti volte superiori il livello tollerabile. Era, a detta di chi lavorava con lui, «esperto, attento, prudente». Ilva e CMT hanno violato le prescrizioni sulla Sicurezza? Continua a leggere

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Piombino: «Non numeri ma persone».

Dignità del lavoro e sicurezza, ricordando Giorgio
Leoncini nel decimo anniversario della morte. Questi i
valori che stanno alla base di un calendario di eventi
previsti nelle prossime settimane, organizzati dall’associazione
«Ruggero Toffolutti». Il fulcro di tutto il programma è la mostra
fotografica Non numeri ma persone.
Parole e immagini di
persone che hanno perso la vita sul lavoro. La mostra ha aperto il 22 settembre presso il Castello di Piombino . In mostra 26 fotografie di lavoratori
vittime di incidenti sul lavoro provenienti da tutta
Italia, raccolti dall’associazione «Toffolutti» grazie
alla disponibilità delle famiglie. Un
messaggio rafforzato dalla presenza, sempre al castello,
delle installazioni di Eraldo Ridi dal titolo «Volevamo
invecchiare
». 
La mostra rimarrà aperta fino al 4 ottobre
con orario 10-12; 15-19, ad eccezione del 28 settembre,
1-2 ottobre in cui il Castello rimarrà chiuso. Alle
famiglie delle vittime sul lavoro sarà dedicato
soprattutto il convegno in programma per sabato 26
settembre alle 16, sempre al Castello
. All’iniziativa, dal
titolo «Morti sul lavoro: cosa resta alle famiglie»,
parteciperanno infatti alcune delle associazioni impegnate
sul tema e i familiari che hanno messo a disposizione le
foto in mostra, insieme a Jaqueline Monica Magi,
magistrato e a Samantha di Persio, scrittrice e autrice
del libro «Morti bianche».
 
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Gela: licenziato perchè denuncia insicurezza sul lavoro

http://www.youtube.com/watch?v=R9sTtzG9yPQ

Luigi Pirino, operario precario della forestale siciliana che viene
impiegato per 101 giorni all’anno rimanendo in cassa integrazione per
il resto del periodo dell’anno, è stato licenziato dal Dipartimento
Foreste della Regione Siciliana per “infedeltà all’azienda” e per
“denigrazione”. Il tutto nasce l’8 agosto di quest’anno quando il Pirino assiste
alla morte di un collega, travolto da un mezzo, mentre cercavano di
spegnere un incendio a Niscemi (CL). L’operaio dopo l’incidente denunciò alla stampa il fatto che non si disponeva di dispositivi e procedure di sicurezza. Licenziato in tronco ricorre al giudice del lavoro.E’ stato licenziato perchè ha avuto il coraggio di dire che nella
forestale siciliana non c’è sicurezza per i lavoratori. I sindacati non avrebbero
affrontato la questione in maniera giusta e l’operaio si è rivolto ad
un avvocato che ora presenterà ricorso al Giudice del Lavoro.
A dare la notizia è un servizio video trasmesso dall’emittente televisiva TG10 di Gela in provincia di Caltanisetta.

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Si frattura la testa e viene abbondonato dal datore di lavoro

Succede a Milano. Si è procurato una brutta frattura alla testa nell’officina di
carrozziere dove lavorava in nero, ma il suo datore di lavoro anziché
soccorrerlo l’ha abbandonato sul ciglio della strada
, a qualche
centinaio di metri di distanza. È quanto successo a un
marocchino irregolare di 23 anni, ritrovato dalla polizia in via
Ripamonti all’altezza del civico 500 e subito ricoverato con una frattura scomposta alla fronte. Il ragazzo, secondo la ricostruzione degli
agenti, lavorava da pochi giorni in una carrozzeria vicina al luogo
dov’è stato ritrovato. Probabilmente è stato colpito da una
scossa elettrica ed è caduto, battendo la testa. Nell’officina la
polizia ha trovato tracce di sangue sul luogo dell’infortunio. Nel
locale c’erano poi fili elettrici volanti, pozzanghere per terra, e non
erano rispettate né le norme di sicurezza sul lavoro, né quelle
sull’impianto elettrico, sullo smaltimento dei rifiuti speciali, sugli
estintori. L’officina è stata chiusa e il titolare, l’italiano Filippo R., 64
anni, denunciato per lesioni colpose e violazione della normativa
sull’immigrazione.

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Ad Ostia un manichino sulle morti sul lavoro

Da Repubblica.it: "Senza la giusta protezione, sul lavoro ci lasci la pelle".
 
E’ la
scritta provocatoria che si poteva leggere accanto a un manichino che,
con i sandali ai piedi e un asciugamano che gli copriva il viso, è
stato messo a "prendere il sole" sulla spiaggia libera di Ostia. "La
morte sul lavoro non va in ferie – commenta Arnald, ideatore
dell’iniziativa e gestore del blog sul lavoro
diversamenteoccupati. it – anzi, in agosto si registrano sempre aumenti
impressionanti, perché i controlli sono minori".
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Agosto: sotto le 4 ruote

31 AGOSTO

RAVENNA – La vittima è Gianni Petrelli, 46
anni, di Fano (Pesaro-Urbino), e lavorava per conto della ditta
ravennate Acmar.
A investirlo verso le 9.30 una Fiat Punto guidata da un
ventiduenne di Fusignano, in provincia di Ravenna, a sua volta
rimasto ferito in maniera non grave. Illesi gli altri operai
della squadra. Petrelli, come hanno riferito alcuni colleghi, di
recente aveva detto che avrebbe dovuto presto lasciare il
cantiere per raggiungere la compagna incinta.
Secondo i primi rilievi della polizia Stradale di Ravenna, la
vettura lo ha schiacciato sulla corsia di emergenza, per cause
ancora in via di accertamento, contro il furgone dei lavori
terminando poi la corsa sulla corsia di sorpasso.
Non è stato ancora chiarito se in quel momento gli operai
fossero in pieno lavoro o se avessero appena finito di montare
il cantiere che però era già stato segnalato con gli appositi
cartelli.
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I ferrovieri lo avevano detto

Salgono a 29 le vittime di Viareggio. Emanuela Menichetti, la sera della tragedia era
andata a trovare la sua amica e socia Sara Orsi nella sua casa di via
Ponchielli, la più devastata dall’esplosione del treno carico di gpl.
Le due gestivano insieme un’agenzia immobiliare a Viareggio. Sara Orsi
è morta il 9 luglio al Centro grandi ustionati dell’ospedale Villa
Scassi di Genova.
Sono sette le persone rimaste ferite nel disastro ferroviario di
Viareggio

I ferrovieri dell’assemblea Nazionale per la Sicurezza del Trasporto Ferroviario denunciano la dirigenza FS per il perdurante abbandono della sicurezza e delle manutenzioni dell’intero sistema ferroviario: l’attuale  strage non è una casualità ma il frutto delle sciagurate scelte esclusive sull’Alta Velocità, qualche giono fa sull’Appenino-tratto toscano era accaduta la stessa cosa con il deragliamento di cisterne cariche di acidi. «Nei giorni precedenti all’incidente
di Viareggio si sono verificati almeno quattro deragliamenti di
treni merci. Tutti tra il 19 maggio e 22 giugno 2009. Le
conseguenze furono molto contenute ma il segnale d’allarme era
chiarissimo, per chi lo avesse voluto ascoltare. L’opinione
pubblica oggi dovrebbe interrogarsi sull’ignorato allarme». Lo
ha detto Dante De Angelis, il ferroviere licenziato ad agosto
2008 dalle Ferrovie dello Stato per procurato allarme,
intervenuto all’assemblea generale dei macchinisti della
rivista ‘ancora in Marcia’.
Il primo incidente – ha ricordato De Angelis – è « avvenuto
»a Sesto Calende (Milano), il secondo a Borgo San Dalmazzo
(Cuneo), il terzo a Pisa San Rossore, a pochi chilometri da
Viareggio, il quarto a Vaiano, vicino Prato«.  Continua a leggere

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