SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 06/02/12

INDICE
– MARLANE PRAIA MARE: NESSUNO LI PUÒ GIUDICARE
LO SFOGO… 😉
– INFORTUNI: FANTINI (LAVORO), NOSTRO IMPEGNO È FORTE
– COMUNICATO OPERAI THYSSENKRUPP ADESIONE MANIFESTAZIONE NAZIONALE FIOM-CGIL 11 FEBBRAIO 2012
– LICENZIAMENTO DE ANGELIS: TRENITALIA PRESENTA RICORSO E POI CHIEDE A DE ANGELIS UN’ ABIURA PER RITIRARLO
– PROCESSO ETERNIT: SI AVVICINA LA SENTENZA
-18 RAGIONI PER DIRE NO ALL’ ABOLIZIONE DELL’ ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI
– INIZIATIVA A GENOVA CON IL FERROVIERE RICCARDO ANTONINI LICENZIATO DA TRENITALIA
-PER UNA PICCOLA IMPRESA LICENZIARE E’ SEMPRE GIUSTO: UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA

MARLANE PRAIA MARE: NESSUNO LI PUÒ GIUDICARE

PAOLA (COSENZA), 30 DICEMBRE

L’ ennesimo errore di notifica di alcuni atti ha provocato un nuovo rinvio, il quinto in dieci mesi, del processo a 13 imputati, tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento Marlane Marzotto di Praia a Mare, dismesso nel 2004, accusati della morte per tumore di una cinquantina di lavoratori.

Prima dell’ inizio dell’ udienza alcuni difensori hanno fatto presente il problema delle notifiche ed i giudici, dopo una lunga camera di consiglio, hanno deciso di far slittare l’ inizio del processo al 24 febbraio prossimo. L’ ennesimo rinvio ha provocato malumori tra i familiari dei lavoratori morti che erano presenti in aula.

Ogni commento sarebbe superfluo, ma riteniamo sia giusto esprimere tutta la nostra indignazione e la nostra rabbia. Indignazione e rabbia che dovrebbero essere le stesse di ogni cittadino. Dopo anni di continui rinvii è indecente che non si riesca ancora a dare inizio a un processo così importante. Evidentemente il nome degli imputati è un enorme ostacolo alla Giustizia.

Con altrettanta evidenza gli imputati eccellenti di questo processo non vogliono essere assolti ma, semplicemente, pretendono di non essere giudicati. Un atteggiamento che disprezziamo e condanniamo.

NOI ACCUSIAMO chi, in tutti questi anni, non ha voluto parlare della Marlane, chi ha chiuso gli occhi davanti alla morte e alla malattia di oltre cento lavoratori.

NOI ACCUSIAMO chi non vuole farsi processare, chi chiede e ottiene continui rinvii adducendo scuse e trovando cavilli.

NOI ACCUSIAMO chi rinvia il processo.

NOI ACCUSIAMO quelle forze politiche e sociali che sono rimaste silenziose e aspettano che tutto si dimentichi.

NOI ACCUSIAMO chi non ha coraggio di protestare di fronte a questa ingiustizia.

L’ INDIFFERENZA NON ASSOLVE NESSUNO MA RENDE COMPLICI. E cancella la Democrazia.
Noi, comunisti italiani di Vicenza, continueremo a lottare a fianco dei lavoratori della Marlane e delle loro famiglie perché venga fatta Giustizia. – Partito dei Comunisti Italiani – FdS Vicenza

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From: Erika nilams@alice.it

Subject: LO SFOGO… 😉

Caro amico tassista, notaio, onorevole, farmacista.

Caro tassista che dichiari 1.000 euro al mese, che non si sa chi te l’ ha fatto fare allora di comprarti la licenza a duecento mila euro, forse c’ hai pure ragione quando dici che la liberalizzazione dei taxi come la soluzione di tutti i problemi dell’ Italia è un’ ingiustizia. Caro onorevole deputato che non arrivi alla fine del mese con i 16.000 euro di indennità, forse c’ hai pure ragione che non è abbassandovi lo stipendio di qualche euro che si risolvono i problemi dell’ Italia.

Caro farmacista che ti “tocca” ereditare un’ attività dei cui servizi in molti vorrebbero poter fare a meno, ma nessuno può, forse c’ hai ragione pure te quando dici che non è liberalizzando il mercato delle farmacie che si risolvono i problemi dell’ Italia.

Caro vescovo, che ti tocca stare una vita senza trombare, forse c’ hai ragione pure te, quando mi dici che se la chiesa pagasse l’ ICI non ci farebbe più tutto quel bene che c’ ha fatto in questi secoli di oscurantismo culturale.

Caro benzinaio che mi vendi la benzina manco fosse chianti, forse c’ hai ragione pure te a dirmi che le liberalizzazioni non mi faranno calare il prezzo e ti metteranno pure sul lastrico.

Caro povero possessore di uno yacht da 19 metri o di un Porche Cayenne, lo so che ti tocca fare gli straordinari in miniera per poterti pagare le rate di quell’ unica soddisfazione che ti sei potuto concedere in una vita fatta di sacrifici e rinunce, forse c’ hai ragione pure te quando mi dici, che se ti ci metto pure la tassa ti rovino, te e tutti gli operai che lavorano nei cantieri e nelle fabbriche della Porsche per quel discorso dell’ offerta e della domanda.

Caro amico notaio, della cui professione devo ancora riuscire a comprendere l’ utilità, c’ hai ragione pure tu quando mi dici che il lavoro è l’ unica cosa buona che ti può lasciare tuo padre dopo averti condannato fin dall’ infanzia alla certezza che avresti fatto quel mestiere, tanto che apponevi timbro e firma pure sugli scambi delle figurine alle elementari in cambio della merendina, e che non ce la possiamo prendere con voi, che in fondo siete solo 6.000, che cosa vuoi che contino 6.000 persone su una popolazione di 60 milioni.

Mo che ci penso, stai a vedere che il problema sono proprio io, io che vi sto ancora ad ascoltare invece che di venire in piazza a darvi foco uno per uno. Che per fortuna sono contro la violenza.

Che mi chiedo dove eravate simpatici amici, quando i governi di un colore o dell’ altro si inventavano la flessibilità, spazzando via ogni garanzia per chiunque non fosse vostro figlio e noi scendevamo in piazza a prenderci manganellate e lacrimogeni?

Dove eravate quando il governo giocava a Sudoku con le nostre date di nascita e i contributi versati?
Dove eravate quando Fiat, Omsa & Co. licenziavano e trasferivano gli stabilimenti all’ estero?
Dove eravate mentre amichevoli poliziotti manganellavano studenti che in piazza chiedevano una scuola e una università più giuste ed efficienti anche per i vostri figli?

Dove eravate, piccole amorevoli teste di cazzo, quando pur di non controllare i vostri negozi, le vostre attività, si cercava di dare la colpa della crisi a quattro disgraziati di immigrati, per esempio prendendosela con le “frutterie etniche” (sic) o i negozi di kebab.

Ecco io non so dove eravate, ma so dove vorrei mandarvi : AFFANCULO.

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it

Subject: INFORTUNI: FANTINI (LAVORO), NOSTRO IMPEGNO È FORTE

Riporto a seguire l’ intervento del dirigente del Ministero del Lavoro (Fantini) al convegno alla Camera del lavoro di Rimini.

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L’ INTERVENTO DI FANTINI

http://www.rassegna.it/articoli/2012/01/31/82791/infortuni-fantini-lavoro-nostro-impegno-e-forte

“Il ministero del Lavoro è costantemente impegnato sul fronte della sicurezza. Continuano anzitutto, senza soluzione di continuità, le attività della Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro: finora abbiamo svolto 30 riunioni, la prossima è in calendario per il 7 marzo prossimo. Il nostro impegno, insomma, è forte e va avanti senza soste”.

A dirlo è Lorenzo Fantini, dirigente del Ministero del Lavoro, intervenendo al convegno “Le nuove sfide per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” in corso a Rimini, presso la sede della locale Camera del lavoro.

Fantini ha elencato provvedimenti attuati e attività in corso, a partire dall’ approvazione (il 21 dicembre scorso) degli accordi in Conferenza Stato-Regioni su contenuti e modalità della formazione di datori di lavoro, dirigenti, preposti e lavoratori.

“Vista la rilevanza del tema, al momento stiamo predisponendo una circolare esplicativa e valutando la possibilità che il documento venga emanato di concerto con le Regioni, in ragione della loro competenza in materia”.

Il dirigente del Ministero è anche intervenuto sul Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), su cui la CGIL ha rimarcato il ritardo nell’ attuazione: “Lo schema di decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione è stato predisposto e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni alla fine dell’ anno scorso. Attualmente stiamo procedendo all’ invio del provvedimento, corredato di parere positivo da parte della Conferenza Stato-Regioni, al Consiglio di Stato perché renda il prescritto parere. Di seguito, inoltreremo il provvedimento per la firma dei ministri coinvolti”.

Le ultime battute le ha dedicate a due temi specifici.

Il primo è il decreto interministeriale per la segnaletica stradale per i cantieri in presenza di traffico veicolare, attuativo dell’ articolo 161 del Testo Unico: “Nel settembre 2010 sono iniziati i confronti con il ministero delle Infrastrutture, le Regioni e le parti sociali del settore trasporti, adesso è stato finalmente elaborato il relativo schema di decreto, che sta per essere inviato alla Conferenza Stato-Regioni per il loro parere”.

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Si, come no, Fantini, il vostro impegno per la sicurezza è forte!!! Vi siete forse dimenticati il D.Lgs.106/09 e i danni che ha prodotto?! E la procedura d’ infrazione in corso della Commissione Europea?! Proprio Fantini aveva detto, che “l’ Europa aveva commesso un errore a mettere l’ Italia in mora”. E l’ ulteriore proroga al 31 Dicembre 2012 (scadeva il 31 dicembre 2011) per adeguamento antincendio delle strutture ricettive turistico-alberghiere, anche quello è un forte impegno del Ministero del Lavoro? Tanto che anche il segretario confederale della CGIL Scudiere, ha detto al Governo: “Dare priorità a sicurezza sul lavoro”.

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LA CGIL AL GOVERNO: “DARE PRIORITÀ ALLA SICUREZZA SUL LAVORO”
http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Lavoro/Zoom/info-145260416.html

Troppe morti bianche, troppi incidenti “evitabili”, soprattutto nell’ edilizia e nell’ agricoltura. Ma con la crisi economica l’ Italia rischia di dimenticare la sicurezza sul lavoro. Riunita a Rimini per il convegno “Le nuove sfide per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, la CGIL sprona il governo Monti a dare più attenzione alle morti bianche.

“La sicurezza sul lavoro non sembra essere una priorità”, spiega il segretario confederale Vincenzo Scudiere, “abbiamo chiesto un impegno diretto da parte del ministro Fornero, ma ad oggi non sappiamo ancora chi si occuperà di questi temi”.

Per la CGIL il tema è tanto più attuale se affiancato a quello della crisi economica. “La crisi non può essere una scusa per dimenticare la sicurezza sul lavoro”, continua Scudiere. “Su questi temi l’ Italia non può essere il figlio povero dell’ Europa, la vera crescita c’ è solo se si investe sulla qualità, e questo significa investire sulla sicurezza”.

Il timore del sindacato è che al contrario si sacrifichi la sicurezza in nome di una crescita a tutti i costi. Un segnale preoccupante, secondo Scudiere, “riguarda i lavoratori dell’ edilizia che andranno in pensione fra i 60 e i 70 anni”.

Proprio l’ edilizia, insieme all’ agricoltura, è il settore in cui la situazione è più pesante.

Incidenti “banali” come cadute dalle impalcature o ribaltamenti di trattori sono all’ ordine del giorno.

“È inaccettabile che si verifichino ancora episodi di questo genere”, spiega il segretario, “in Italia la situazione sembra essere schizofrenica: da un lato c’ è un buon numero di aziende che si impegna sulla sicurezza, dall’ altro continuano a verificarsi incidenti che potrebbero essere evitati anche con poco sforzo”.

Il convegno di Rimini, a cui partecipano anche rappresentanti di INAIL, ANMIL, Ministero del Lavoro, Confindustria, CONFAPI e CNA, è anche un’ occasione di confronto fra sindacato e imprese su “un percorso comune che andrà avanti”, conclude Scudiere.

1 febbraio 2012

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Segno che c’ è qualcosa che non va.

Quando circa 2 mesi fa nella mia lettera aperta al Ministro Fornero (che parlava di un suo impegno personale e del Governo sulla sicurezza sul lavoro), ricordavo che al di là delle belle parole sulla sicurezza sul lavoro, poi ci vogliono i fatti, probabilmente avevo ragione. Il Governo Monti sta facendo poco per la sicurezza sul lavoro. Non è con le dichiarazioni sui mezzi d’ informazione che si migliora la sicurezza sul lavoro.

Dal Governo Monti e in particolar modo dal Ministro Fornero, che ne ha fatto una suo impegno personale, tanto da essersi tenuta la delega per la sicurezza sul lavoro, ci aspettiamo molto di più.

Il Governo Monti vuole veramente migliorare la sicurezza sul lavoro? Inizi a ripristinare le norme per la sicurezza sul lavoro volute dal Governo Prodi, e stravolte dall’ ex Governo Berlusconi, per mano dell’ ex Ministro Sacconi. Quello si che sarebbe davvero un bel passo in avanti per la sicurezza sul lavoro!!! Ovviamente, non basta solo quello!

Marco Bazzoni – Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Firenze

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Da: Mai più ThyssenKrupp maipiuthyssenkrupp@hotmail.it

Ogg: COMUNICATO OPERAI THYSSENKRUPP ADESIONE MANIFESTAZIONE NAZIONALE FIOM-CGIL 11 FEBBRAIO 2012

Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino in sostegno alla Manifestazione Nazionale indetta da FIOM-CGIL a Roma, sabato 11 febbraio 2012

Il recente decreto “salva Italia” varato dal Governo Monti, che impone misure “lacrime e sangue” per i lavoratori e gli strati più poveri della popolazione (eliminazione del CCNL, del reintegro sul posto di lavoro per i licenziati “senza giusta causa”, dell’ articolo 18 ed eliminazione e riduzione degli ammortizzatori sociali in sostegno al reddito), spinge alla mobilitazione intere fasce di lavoratori e cittadini in difesa della propria dignità e del proprio posto di lavoro: taxisti, lavoratori dei trasporti e coltivatori in Sicilia, Movimento dei Forconi, lavoratori della pesca, Movimento Pastori Sardi, lavoratori degli appalti su Trenitalia, lavoratrici Omsa, Alcoa, Fincantieri Genova, comitati di lotta, studenti, movimento NO Tav, ecc.

Esponenti dei poteri economici quali Goldman Sachs, BCE e banche europee (Monti in Italia e Papademos in Grecia, il primo ex commissario europeo, il secondo ex vicepresidente della BCE) sono chiamati a risolvere questa crisi, dopo che essi stessi l’ hanno creata!

Per questo non dobbiamo cadere nel tranello e credere che facendo “qualche” sacrificio ci condurrà fuori dalla crisi. Solo con la lotta per estromettere i vari Monti e i suoi lacchè e porre al governo esponenti accreditati tra cittadini e lavoratori potremmo prendere quelle misure necessarie per uscire dalla crisi: creare occupazione nazionalizzando e riconvertendo alcune produzioni nocive nel rispetto della salute dei lavoratori e dell’ ambiente, investendo nella cultura (potenziare musei, aprirli di più e meglio), rendere più efficiente il trasporto pubblico (corse notturne di bus e metro a prezzi contenuti in tutte le città italiane), salvaguardando il territorio da abusivismi vecchi e nuovi (occupando nella pulizia dell’ ambiente e nelle bonifiche disoccupati e cassintegrati).

Anche noi come lavoratori in mobilità ed ex lavoratori ThyssenKrupp abbiamo, come tutti, sogni, aspirazioni e competenze da mettere in campo, se solo ce ne venisse data l’ opportunità: il sindaco di Torino Fassino si è preso questo pubblicamente impegno nell’ ottica del progetto di rilancio della Gran Torino capitale del lavoro alla quale anche noi vogliamo dare il nostro contributo. Finora, dopo sette mesi dall’ incontro con il Sindaco, ancora nessun riscontro concreto.

Buona l’ idea di rompere il patto di stabilità, ma solo se serve per creare posti di lavoro (utilizzando anche gli ingenti risarcimenti ottenuti dagli Enti locali dal processo Thyssen) e non per pagare i debiti che il Comune ha verso banche e istituti finanziari, veri responsabili delle condizioni in cui versiamo.

In risposta a queste misure che fanno carta straccia dei diritti di cittadini e lavoratori la FIOM-CGIL ha indetto una Manifestazione Nazionale a Roma sabato 11 febbraio alla quale gli ex lavoratori ThyssenKrupp di Torino aderiscono e si fanno promotori invitando anche i sindacati di base (USB, COBAS, SLAI COBAS, ecc.), tutti i lavoratori, cittadini e appartenenti a comitati di lotta, organismi e associazioni che si battono in difesa dei diritti dei lavoratori ad aderire e partecipare a questa importante giornata di lotta.

Importante aderire, firmare e promuovere fra i propri contatti l’ Appello 11 febbraio, la società civile in piazza con la Fiom per un’ Italia di “giustizia e libertà” promosso da FIOM-CGIL e Micromega a sostegno della manifestazione.

NO ALLE MISURE IMPOSTE DAL GOVERNO MONTI! SI AL COORDINAMENTO TRA LAVORATORI E LOTTE!
Torino, 2 febbraio 2012 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino

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From: NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it

Subject: LICENZIAMENTO DE ANGELIS: TRENITALIA PRESENTA RICORSO E POI CHIEDE A DE ANGELIS UN’ ABIURA PER RITIRARLO 

ULTIM’ ORA: il Prefetto di Roma, a causa del maltempo, dispone per lunedì 6 febbraio 2012 la chiusura totale di scuole e uffici.

Saranno quindi chiusi anche tutti gli uffici giudiziari conseguentemente l’ udienza d’ appello del ricorso di Trenitalia, prevista proprio il 6 febbraio, contro il reintegro di Dante De Angelis sarà rinviata a data da destinarsi.

LICENZIAMENTO DE ANGELIS: TRENITALIA PRESENTA RICORSO E POI CHIEDE A DE ANGELIS UN’ ABIURA PER RITIRARLO

Si terrà quindi in data da destinarsi, l’ udienza conclusiva sul ricorso presentato da Trenitalia, presso la Corte d’ Appello di Roma, relatrice la dottoressa Donatella Casablanca, contro la sentenza di annullamento che ha reintegrato il “nostro” macchinista Dante De Angelis al suo posto di lavoro dopo il clamoroso licenziamento di ferragosto del 2008. Il provvedimento era stato motivato dalle dichiarazioni che egli aveva rilasciato a seguito dei ripetuti incidenti accaduti ai treni Eurostar in quel periodo.

Secondo l’ azienda gli allarmi lanciati risultavano non veritieri e dannosi per la sua immagine. Tra gli incidenti avvenuti in quel periodo, aveva fatto scalpore, in particolare, lo spezzamento dei treni ETR 500 Frecciarossa, che pur non avendo causato danni alle persone avevano messo in evidenza seri problemi strutturali, di progettazione e di manutenzione ai treni “di punta” delle FS. Da questo la durissima reazione dall’ azienda nei confronti di un rappresentante per la sicurezza dei lavoratori che aveva doverosamente posto il problema della sicurezza su alcuni convogli per prevenire il ripetersi di fatti analoghi.

Era intervenuto direttamente anche l’ Amministratore Delegato Mauro Moretti il quale, pur riconoscendo i difetti progettuali di quei treni, aveva rivendicato personalmente la scelta del licenziamento.

In realtà fu chiaro a tutti che i dirigenti aziendali colsero l’ occasione per espellere un delegato sindacale scomodo che aveva posto al centro della sua attività la verifica ed il controllo delle condizioni di sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatori.

Tanto più che dopo alcuni giorni dal primo spezzamento, avvenuto il 14 luglio 2008, ne avvenne un secondo che interessò un treno vuoto, appena arrivato a Milano e il 24 gennaio 2009 ad Anagni, sulla linea Alta Velocità Napoli-Roma, si spezzò addirittura il treno Frecciarossa 9456, partito da Napoli e diretto a Bologna, carico di viaggiatori. Fortunatamente nonostante il rischio corso dai viaggiatori e dal personale non vi sono stati feriti. Però solo dopo il clamoroso spezzamento di Anagni e grazie alla conseguente inchiesta ministeriale, ed alle prescrizioni dell’ Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF) Trenitalia è stata finalmente costretta a riconoscere la necessità di rivedere i protocolli di manutenzione e sostituire i ganci di tutta la flotta, cose di cui fino a quel momento aveva fermamente negato la necessità.

Nonostante questi eventi che dimostravano la fondatezza e la correttezza dell’ operato di De Angelis, egli per vedere annullato il licenziamento dovette attendere il 26 ottobre 2009 per la pronuncia del Giudice del Lavoro di Roma, Dario Conte, il quale con una dettagliata sentenza riconobbe che De Angelis aveva agito legittimamente, nell’ interesse generale, rispettato la verità sostanziale dei fatti e che non aveva usato termini offensivi o denigratori.

L’ azienda, con un accanimento degno di ben altre finalità ha presentato, contro ogni logica giuridica, ricorso in appello contro questa sentenza insistendo e sostenendo una tesi molto insidiosa pur di per espellere De Angelis dal suo lavoro: secondo i legali del gruppo FS Spa, infatti, il diritto di critica garantito a tutti i cittadini dall’ articolo 21 della Costituzione si applicherebbe in maniera attenuata ai lavoratori dipendenti e pertanto resterebbe preclusa la possibilità di criticare la propria azienda, a prescindere dalla veridicità di quanto si dice, anche su un tema così rilevante come quello della prevenzione degli incidenti ferroviari.

Nella prima udienza del giudizio d’ appello, tenutasi il 21 novembre scorso, la Corte d’ Appello, rinviando la sentenza a successiva udienza (che avrebbe dovuta appunto il 6 febbraio) aveva pure invitato le parti a trovare un’ intesa per una transazione bonaria.

Trenitalia ha inviato nei giorni scorsi la propria offerta per ritirare il ricorso d’ appello: chiede che De Angelis accetti di subire 10 giorni di sospensione e, soprattutto, firmi una dichiarazione che smentisca le risultanze delle inchieste sugli spezzamenti.

Quella che chiedono al nostro compagno di lavoro somiglia ad una vera e propria “ritrattazione” dal vago sapore di “abiura”, che ha scarse probabilità di essere accettata, finalizzata evidentemente più ad una pubblica umiliazione di fronte ai compagni di lavoro e all’ opinione pubblica, che ad una reale volontà conciliativa.

Questa vicenda mostra come ancora una volta l’ articolo 18 sia un presidio di giustizia e di tutela non solo del singolo lavoratore ma anche della prevenzione, della sicurezza sul lavoro, la sicurezza nei trasporti e in generale di una qualsiasi attività produttiva: senza queste tutele nessun lavoratore potrebbe mai occuparsi ed esprimersi sui rischi e i pericoli di cui è a conoscenza.

La sentenza che sarà pronunciata è estremamente importante per tutti; per questo invitiamo i ferrovieri e tutte le persone interessate a presenziare all’ udienza.

Roma, 1 febbraio 2012

ECCO IL TESTO DELL’ ABIURA – BOZZA DICHIARAZIONE CHE SI CHIEDE VENGA RILASCIATA DAL SIG. DE ANGELIS

In merito al contenzioso da me promosso nei confronti della società, relativo al provvedimento adottato nei miei confronti a seguito delle dichiarazioni da me rese all’ Agenzia di stampa Adnkronos in data 18 luglio 2008, a seguito di quanto accaduto durante le operazioni preliminari di controllo e di predisposizione dell’ Eurostar 9427 Milano-Roma, gli elementi di conoscenza più precisi che successivamente sono emersi, e che ho avuto modo di acquisire e condividere, mi consentono di precisare oggi quanto segue. 

Devo anzitutto riconoscere che l’ inchiesta tecnica effettuata sull’ episodio ha escluso carenze manutentive, o usura dei materiali, ed ha consentito di ribadire che nell’ evento non è stata messa a rischio né l’ incolumità dei lavoratori, né si sarebbe potuta potenzialmente mettere a rischio l’ incolumità dei passeggeri.

Tale tesi ha successivamente trovato conferma nella pronuncia in data 20 novembre 2008 del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano che, accogliendola richiesta avanzata dal Pubblico Ministero, ha disposto l’ archiviazione del procedimento penale avviato in relazione agli stessi fatti dichiarando che: “il reato contestato si ritiene concretizzato con il verificarsi del pericolo cui la propria azione od omissione è diretta. Nella specie, l’ evento ipotizzato, non risulta essersi verificato”. 

Le dichiarazioni che ho rilasciato nell’ immediatezza del fatto erano ovviamente fondate sugli scarsi elementi di conoscenza che avevo in quei momenti.
Quanto è stato da me successivamente acquisito mi permette oggi di asserire che le mie valutazioni relative allo stato di manutenzione ed usura dei materiali rotabili, riferite in particolare all’ evento del 14 luglio u.s., erano errate.

Voglio confermare di non aver mai messo in discussione lo stato di sicurezza delle Ferrovie Italiane. Ho invece rappresentato l’ esigenza di tenere alta la vigilanza che l’ Azienda quotidianamente persegue anche attraverso la collaborazione e l’ esperienza dei lavoratori, con risultati di cui, per primi, i dipendenti vanno fieri.

Devo riconoscere altresì che, relativamente all’ episodio verificatosi, l’ Azienda si è adoperata in questo lasso di tempo trascorso dall’ evento per neutralizzare anche eventuali errori degli operatori comunicando correttivi tecnologici alle imprese fornitrici.

Va infine dato atto alla società che ha colto l’ opportunità di quanto avvenuto per rafforzare e migliorare il rapporto con le Organizzazioni Sindacali ed i Rappresentati della Sicurezza dei Lavoratori, che possono fornire un importante contributo al mantenimento dei livelli di eccellenza nella sicurezza delle ferrovie italiane.

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From: Stefano Ghio procomto@libero.it

Subject: PROCESSO ETERNIT: SI AVVICINA LA SENTENZA

Lunedì 13 febbraio, la Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro sarà, come sempre, presente con una sua delegazione al processo Eternit.

La Corte, presieduta dal giudice Giuseppe Casalbore, leggerà la sentenza che chiude il primo grado del processo al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e al barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne: i padroni della multinazionale svizzero-belga dell’ amianto, l’ Eternit, responsabile del genocidio pianificato ai danni dei lavoratori e dei residenti nelle città, comprese quelle vicine, dove avveniva la produzione di manufatti in cemento-amianto.

Nell’ attesa, occorre registrare (con una certa soddisfazione) una notizia sul fronte degli accordi tentati dal magnate svizzero per evitare la giusta condanna, e conseguente meritatissima galera: il Comune di Casale Monferrato ha deciso di rifiutare, come già pochi giorni fa avevano fatto sette paesi più piccoli del suo comprensorio, la “offerta del diavolo”, i 18,3 milioni con i quali lo Schmidheiny avrebbe voluto lavarsi la coscienza dai quasi 1.700 decessi per malattie asbesto-correlate avvenuti nel capoluogo monferrino e nei paesi limitrofi. Nel contempo dalla Liguria arriva una storia, concernente sempre il medesimo tema, che dimostra ancora una volta come ai padroni, anche se sono cooperative, non interessi nulla della salute dei lavoratori; al porto di Savona e Vado Ligure opera la Compagnia Unica Lavoratori Portuali (CULP): un anno fa, dopo dieci anni di dibattito, il Tribunale civile del capoluogo del ponente ligure ha condannato la CULP, nella sua qualità di datore di lavoro, al risarcimento di due milioni e quattrocentomila euro a favore degli eredi di due ex soci deceduti, nel corso degli anni novanta, a causa del mesotelioma pleurico.

La CULP si difende affermando che all’ epoca dei fatti non svolgeva funzioni di impresa, ma si limitava a mettere a disposizione il personale “in base alle disposizioni dell’ Ufficio lavoro portuale”; insomma, non era un’ impresa ma operava come intermediatrice nella cessione di personale ad altri soggetti: né più né meno che caporalato legalizzato, la stessa odiosa pratica che oggi viene applicata dalle agenzie interinali.

Casale Monferrato (Al), 04 febbraio 2012 – Stefano Ghio – Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

Subject: 18 RAGIONI PER DIRE NO ALL’ ABOLIZIONE DELL’ ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI

PRESIDENTE MONTI E MINISTRA FORNERO L’ ARTICOLO 18 NON ANNOIA MA DA’ DIGNITA’ A CHI LAVORA

Premessa

Come tutti gli umani anche i datori di lavoro e i superiori non sono tutti degli stinchi di santo. Con una scusa potrai essere licenziato se:

1) sciopererai contro l’ azienda o per il contratto (i precari non scioperano mai pena il mancato rinnovo);

2) sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in bianco fatti firmare dalle giovani donne);

3) ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative;

4) passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;

5) hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è molto probabile con l’ allungamento dell’ età lavorativa voluta dal governo);

6) sei “antipatico” al proprietario o a un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti (mobbing);

7) chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove non esiste l’ articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di più);

8) rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna;

9) sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti confine degli anni ‘ 50 e ‘ 60);

10) non ci stai con i superiori;

11) contesti l’ aumento del ritmo di lavoro;

12) t’ iscrivi ad un sindacato vero (su 1.000 lavoratori richiamati alla FIAT di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM);

13) appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro;

14) fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario);

15) hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi;

16) non sei più funzionale alle strategie aziendali;

17) reagisci male ad un’ offesa di un superiore;

18) dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario.

Ne avrei altre, ma sono 18 come l’ articolo che vogliono abolire o stravolgere. Molte di queste situazioni le ho toccate con mano nei miei quarant’ anni di lavoro in fabbrica e alcune altre riportate dalla stampa.

Se il Presidente Monti e la Ministra Fornero rispondono in merito a quanto ho scritto spiegando ai lavoratori italiani cosa faranno contro queste potenziali discriminazioni, mi convinceranno sull’ abolizione dell’ articolo 18.

Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e curatore dell’ Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro – http://cadutisullavoro.blogspot.com

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From: Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com

Subject: INIZIATIVA A GENOVA CON IL FERROVIERE RICCARDO ANTONINI LICENZIATO DA TRENITALIA

Estendo l’ invito a chiunque voglia partecipare all’ iniziativa che si terrà mercoledì 15 febbraio alle ore 21 presso il CAP di via Albertazzi (di fronte ingresso COOP stazioni marittime) con Riccardo Antonini promossa dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova.

Giacomo

No al licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini La notte del 29 giugno 2009, un treno merci che trasportava GPL (Gas di Petrolio Liquefatto) è deragliato nella stazione ferroviaria di Viareggio. Un carrello si è rotto, alcune cisterne sono deragliate di cui una cisterna si è forata.

E’ fuoriuscito il GPL e dopo 3-4 minuti l’ esplosione e l’ incendio che ha provocato la morte di 32 persone, ustioni gravissime per altre e un’ intera zona della città devastata.

Non è stata una fatalità, ma una strage annunciata e consumata sull’ altare del profitto, del supersfruttamento, del disprezzo della vita umana: UNA STRAGE DEL CAPITALE.

Un’ impresa capitalistica, infatti, funziona proprio così: valuta i costi e se ritiene economicamente conveniente abbassare i livelli di sicurezza per aumentare i profitti, penalizza fino a cancellare la sicurezza e la salute per i lavoratori e i cittadini. È quello che avviene quotidianamente in mare, nei porti, nei cantieri edili, nelle fabbriche e, appunto, in ferrovia. Il 9 settembre 2011 slogan e fischi alla Festa del PD di Genova hanno accolto l’ Amministratore Delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, Mauro Moretti.
L’ Associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, che continua a chiedere le dimissioni di Moretti e nella sola città di Viareggio ha raccolto 10.000 firme, ha mostrato le foto delle 32 vittime del disastro ferroviario.

Altri solidali con la lotta contro la TAV hanno gridato, annullando la voce del moderatore del dibattito. Moretti ha pensato bene di levare le tende ad “alta velocità” scortato da agenti di polizia che lo hanno imbarcato sull’ auto di rappresentanza.
Il 7 novembre 2011 il ferroviere Riccardo Antonini, tra i promotori dell’ Assemblea 29 giugno, costituitasi immediatamente dopo la strage, e consulente nominato da alcuni famigliari delle vittime e dalla FILT-CGIL di Lucca nell’ incidente probatorio (ambito che precede il processo nella formazione di prove irripetibili), è stato prima diffidato, poi sospeso 10 giorni ed infine licenziato con motivazioni a dir poco ridicole e provocatorie “per essersi posto in un evidente conflitto d’ interessi”. L’ indagato Moretti licenzia il ferroviere consulente di familiari e del sindacato! Tra le motivazioni del licenziamento anche la presenza al mancato dibattito a Genova, per la contestazione all’ indagato Moretti.

Un altro ferroviere, macchinista RLS (Rappresentante per i Lavoratori per la Sicurezza), a causa della stessa diffida, era stato costretto ad abbandonare l’ incarico di consulente di parte nell’ incidente probatorio.
Riccardo è stato licenziato perché ha scelto di mettere le sue competenze a disposizione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, per la verità e la giustizia. Il suo licenziamento è una rappresaglia non solo contro l’ impegno politico e sociale di un lavoratore, ma contro tutti coloro che si battono per la sicurezza nei luoghi di lavoro e sul territorio. Vogliamo unirci alla mobilitazione per la riassunzione di Riccardo.Assemblee, cortei, occupazione di binari con blocco di un intercity in stazione, sono state le prime risposte al licenziamento.

Il 6 dicembre lo sciopero generale della Versilia ed una manifestazione a cui hanno partecipato oltre mille persone hanno ribadito la solidarietà ed il sostegno a Riccardo. Poi le presa di posizione all’ unanimità del Consiglio provinciale di Lucca, del Consiglio comunale di Viareggio e dei Comuni della Versilia. La Cassa di solidarietà tra ferrovieri contribuisce a sostenere anche economicamente i lavoratori delle ferrovie colpiti dalle rappresaglie politico-sindacali come i licenziamenti, le sospensioni ed altri provvedimenti.

MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO ALLE ORE 21.00 PRESSO IL CIRCOLO AUTORITA’ PORTUALE VIA ALBERTAZZI 3R A GENOVA INCONTRO/DIBATTITO CON RICCARDO ANTONINI

Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali

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From: Giuseppe Grillo grillo@macchinistiuniti.it

Subject: PER UNA PICCOLA IMPRESA LICENZIARE E’ SEMPRE GIUSTO? UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA.

Cari cittadini della Repubblica Antifascista Italiana. Sono un cittadino di 54,5 anni. Vi racconto una storia.

Dal gennaio del 1980 fino all’ aprile del 1981 ho lavorato in una piccola impresa metalmeccanica del natio paese calabro. I primi mesi di lavoro trascorsero senza particolari difficoltà con la dirigenza dell’ azienda, pur consapevole che l’ impresa non rispettava del tutto il CCNL dei metalmeccanici.

Si lavorava il sabato, retribuito senza la maggiorazione per lavoro straordinario previsto dal CCNL. Inoltre i minimi stipendiali erano inferiori a quelli previsti dal CCNL in vigore.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando i miei colleghi lavoratori mi dissero che sulla 13a mensilità non veniva riconosciuta l’ indennità di contingenza.

Bisogna ammettere che la dirigenza di questa piccola impresa aveva già capito tutto sul fatto che la scala mobile, prima o poi, dovesse essere abolita…

Ero un ragazzo più che 20enne iscritto al PCI, partito nelle cui fila militava il Presidente Giorgio Napolitano.

A tutto questo mi ribellai, convinsi gli operai a scioperare. Con l’ aiuto della CGIL costringemmo l’ impresa ad aprire un tavolo di discussione all’ associazione industriale di Cosenza per dirimere la controversia.

In tale occasione seppi che nelle piccole imprese non potevano esserci delegati dei lavoratori. L’ azienda promise il rispetto del CCNL e lo sciopero terminò.

Purtroppo le cose non andarono per il verso giusto. Alla prima occasione utile l’ impresa mi spedì la lettera del licenziamento senza “Giusta Causa”.

Mi ha licenziato un “imprenditore socialista” con una scusa perché lo poteva fare, perché in quella piccola azienda non si applicava l’ articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (L.300/70).

A 23 anni ho potuto verificare la mia “impotenza” di fronte all’ arroganza padronale. Mi disse: “Giuseppe io ti posso licenziare, l’ avvocato mi ha detto che posso farlo occupando meno di 16 persone”.

Per essere più sicuro di licenziare l’ imprenditore socialista occupava solo 13 persone. Dopo pochi mesi dal mio licenziamento l’ azienda continuò come prima, tenendo a bada qualsiasi velleità dei lavoratori rimasti.

Dopo qualche anno l’ azienda licenziò tutti gli operai…..

Cari cittadini della Repubblica Antifascista Italiana.

Si può licenziare senza o con “Giusta Causa”?

In verità vi dico che la causa è sempre “Giusta” per qualsiasi imprenditore che vuole eliminare la “gramigna lavoratore” che chiede il rispetto dei propri Diritti e della propria Dignità!

Bisognerebbe far rispettare a tutte le imprese l’ articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Che significa che le imprese non vengono ad investire se non si abolisce l’ articolo 18?

Ma che razza di società si vuole costruire?

Spero che il sindacato tutto non accetti siffatto RICATTO!!!!!!

Buona Vita! Cittadino Giuseppe Grillo

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