Processo Umbria Olii

SPOLETO (PERUGIA), 13 DIC – Sette anni e sei mesi di reclusione è la condanna che oggi il giudice unico del tribunale di Spoleto ha inflitto all’ex amministratore della Umbria Olii Giorgio Del Papa per la morte del titolare di una piccola ditta di carpenteria e di tre suoi operai a causa di un’esplosione avvenuta cinque anni fa nell’azienda di Campello sul Clitunno dove stavano svolgendo lavori di manutenzione. L’incidente si verificò nel primo pomeriggio del 25 novembre 2006 mentre le vittime stavano saldando una passerella metallica alla sommità di due silos. Un quinto collega si salvò miracolosamente perchè impegnato a manovrare una gru con un lungo braccio e quindi distante dal punto dello scoppio. Del Papa, che non ha assistito alla lettura della sentenza, è stato processato come allora presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda specializzata nella raffinazione di oli vegetali. Secondo la ricostruzione della procura di Spoleto nell’impianto venivano trattati quelli di sansa grezza, caratterizzati dalla presenza di solventi come l’esano e quindi «fonti di potenziali atmosfere esplosive». Senza che fossero adottate – ritiene l’accusa – le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura di tale attività. Di qui l’accusa di omicidio colposo plurimo contestata a Del Papa insieme ad altri reati. Per i pm spoletini l’esplosione si verificò a causa dei gas quando gli operai saldarono la passerella. L’imprenditore ha comunque sempre negato di essere stato responsabile dell’incidente che a suo avviso fu provocato da un errore degli operai. Per questo la Umbria Olii aveva chiesto alle famiglie delle vittime e all’operaio sopravvissuto un risarcimento, negato dalla magistratura, di 35 milioni di euro. Oggi il giudice ha invece stabilito che sia Del Papa a risarcire i parenti degli operai morti e il loro collega ma anche il ministero dell’Ambiente e la Regione Umbria (una decina di silos vennero distrutti dall’esplosione con una notevole quantità di olio disperso). I familiari di Giuseppe Coletti, Maurizio Manili, Tullio Mottini e Vladimir Todhe hanno accolto la sentenza senza applausi ma visibilmente soddisfatti. «Nessuno mi potrà ridare mio marito ma giustizia è stata fatta» ha detto una delle vedove. In aula anche il sindaco di Campello, Paolo Pacifici, che ha parlato di «una sentenza che conferma l’impianto accusatorio della procura e che è coerente con gli appelli del Capo dello Stato». Ha invece scelto di non entrare nel merito giuridico della decisione la presidente della Regione, Catiuscia Marini, che ha comunque espresso «affetto e vicinanza» alle famiglie delle vittime e all’operaio sopravvissuto. «Famiglie che almeno – ha detto – si vedono riconosciuta giustizia. Quella di Campello è stata una tragedia che ha particolarmente segnato l’Umbria e il suo mondo del lavoro». «Una sentenza ispirata a giustizia, che individua le responsabilità e stabilisce i provvedimenti conseguenti. Cosa che non sempre accade nel campo dei processi per incidenti sul lavoro», il commento dell’assessore regionale alla sicurezza sul lavoro, Stefano Vinti.

07/12/2010 Umbria Olii : in aula l’orrore del rogo diventa film. Da Ilmessaggero
“La versione della difesa di Del Papa: manovra errata del gruista. E’ una ricostruzione infondata», ha ripetuto Klaudio Demiri, scuotendo più volte la testa di fronte alle accuse dei consulenti di Giorgio Del Papa. «Tutto questo è incredibile, oltre che impossibile», ha aggiunto parlottando con il suo avvocato il giovane gruista, già rimasto segnato, oltre che da quell’inferno di fiamme ed esplosioni da cui è uscito indenne nel 2006, dalla richiesta di risarcimento (oltre 35 milioni di euro) che proprio Giorgio Del Papa presentò un paio d’anni fa a lui e ai familiari delle vittime. Nella ricostruzione dei consulenti presentata ieri si parte da considerazioni nuove rispetto al passato. Insomma, quell’utilizzo improprio della saldatrice che secondo Del Papa era stata la causa della strage, e per questo imputabile agli stessi lavoratori deceduti, non sembrerebbe ora rivestire una grande importanza. Piuttosto si riparte dal punto in cui si è innescata l’esplosione: se fino ad ora si era parlato di uno scoppio partito dalla cima dei silos, dove erano posizionati i lavoratori, secondo la nuova versione difensiva l’esplosione sarebbe stata innescata dal basso, dopo una manovra errata della gru. Una tesi, come detto, «di parte», cui potranno ribattere i consulenti dell’accusa il 25 gennaio prossimo, data in cui è fissata la prossima udienza. Demiri con i fili tiranti della gru, a causa di un campo visivo ridotto avrebbe tirato troppo verso la passerella già attaccata, piegando il silos in un angolo e alzando di conseguenza il basamento. Un’operazione che avrebbe fatto fuoriuscire l’olio, innescando lo scoppio dal successivo sfregamento delle lamiere. A supporto di questa tesi sono stati visionati anche alcuni filmati dell’esplosione, che tuttavia non consentono di stabilire con certezza il punto di origine, dall’alto o dal basso, dell’innesco. Momenti di caos, in aula, si sono vissuti anche quando l’avvocato Giuseppe La Spina ha chiesto al giudice Avenoso di non consentire ai consulenti della procura di assistere il pubblico ministero in aula, arrivando a chiedere la loro ricusazione.

24 maggio – Umbria Olii, la sentenza della discordia

Botta e risposta al processo della Umbria Olii. Se una sentenza della commissione tributaria regionale dà ragione alla Umbria Olii, sostenendo che non era imputabile all’oleificio di Giorgio Del Papa l’esplosione che si verificò il 25 novembre 2006 a Campello, dall’altra gli avvocati di parte civile spiegano che quella sentenza è viziata. La sentenza fa riferimento ad un ricorso presentato dall’imprenditore spoletino in merito alle imposte da pagare relativamente all’olio bruciato nell’esplosione. E la decisione della commissione tributaria regionale dice che il rogo non era imputabile all’azienda, ma ai lavoratori della Manili deceduti nell’esplosione che l’avrebbero provocata. Ovvio: non sono della stessa opinione i difensori delle parti civili, che evidenziano come la commissione tributaria per emettere la sua sentenza abbia analizzato soltanto la perizia effettuata dal tribunale e poi dichiarata in parte nulla dal giudice Fornaci. Il giudice Avenoso si è riservato la decisione di ammettere o meno il pronunciamento della commissione tributaria.

11 APRILE UDIENZA
Sono stati sentiti i funzionari dei vigili del fuoco e dei carabinieri che sono intervenuti il giorno dell’esplosione, i quali hanno fatto emergere, in quell’udienza abbastanza tecnica, come e quali erano le anomalie riscontrate nei silos esplosi e in generale nell’intera azienda. Hanno portato alla luce un certificato di prevenzione incendi scaduto nel lontano Marzo 2004 e rinnovato solo per autocertificazione; hanno inoltre fatto presente che i silos esplosi non erano a norma con quanto prevedono le caratteristiche specifiche di sicurezza, che quanto meno, avrebbero dovuto limitare i danni dell’esplosione.
Secondo un’indagine dei carabinieri non solo quei silos contenevano gas Esano, altamente infiammabile, ma avevano un indice di infiammabilità tra i 18 e i 28 gradi, che fa pensare come la catastrofe sarebbe potuta avvenire anche a temperature basse.
Inoltre sempre in quell’udienza è stata screditata, finalmente, la famosa storia dell’uso della saldatrice da parte dei lavoratori, che secondo una perizia della difesa, imputava a loro tutta la colpa dell’esplosione.
Teoria screditata dalle telecamere a circuito chiuso che riprendevano i 4 operai nell’opera di saldatura sin dall’inizio dei lavori e non solo in quel sabato maledetto. Nell’ultima udienza è stata comunicata al magistrato Alberto Avenoso, la notizia sulla decisione della Cassazione che ha dichiarato inammissibile, l’ultima richiesta fatta da Giorgio del Papa, che prevedeva l’annullamento del processo poiché secondo la difesa questo era viziato. Lo stesso giorno sono stati sentiti alcuni periti dell’ARPA, i quali si sono occupati dei campionamenti post-disastro, dell’olio sversato dallo stabilimento.
Hanno fatto emergere, in un passaggio decisamente tecnico, la quantità di solventi presenti nell’olio analizzato, tra cui metalli pesanti e naturalmente l’Esano.

Un ex impiegato: «I corsi per la sicurezza? Ci davano soltanto delle dispense» – 26 febbraio 2010 – Il Messaggero
La saldatrice non era uno strumento proibito alla Umbria Olii. E tutti sapevano, chi direttamente e chi per sentito dire, che in quei silos potevano esserci residui di esano. Sono queste alcune delle verità emerse ieri nell’udienza del processo a carico di Giorgio Del Papa, il titolare dell’azienda di Campello dove il 25 novembre del 2006 si verificarono le tremende esplosioni costate la vita a Maurizio Manili (titolare della ditta esterna di manutenzione) e ai suoi operai Giuseppe Coletti, Vladimir Todhe e Tullio Mottini. Le varie fasi del ciclo produttivo e le conoscenze interne in materia di sicurezza sono state al centro dell’udienza di ieri, in cui hanno sfilato, come testimoni, alcuni dipendenti della Umbria Olii. Dei tre chiamati a deporre, soltanto uno non lavora più alle dipendenze di Giorgio Del Papa. «La saldatrice era presente da giorni», ha detto l’ex dipendente, il cui racconto è stato solo in parte suffragato dalle testimonianze degli ex colleghi. Qualche contraddizione è invece emersa sui corsi interni per la sicurezza. Avvenivano regolarmente secondo alcuni, venivano impartiti attraverso la distribuzione di dispense secondo altri. Sta di fatto che nessuno degli operai sentiti ieri ricorda di aver mai percepito il rischio concreto per la particolare lavorazione della raffineria. Così come non è stato possibile accertare con sicurezza se quei cartelli sul divieto di utilizzare fiamme libere, fotografati dalla difesa insieme ai cartelli esterni di divieto di fumare, fossero presenti già prima dello scoppio. Un particolare di non poco conto, se si considera che la difesa punta gran parte della sua linea sull’utilizzo improprio della saldatrice, fattore che secondo i difensori di Del Papa sarebbe alla base della strage, quindi in questo caso imputabile agli stessi lavoratori morti. Ma anche su questo aspetto sono emerse alcune contraddizioni, se non altro perchè tra i dipendenti c’è chi ricorda che la saldatrice, in passato, era stata comunque utilizzata, seppure per interventi di diversa natura. Accusa e parti civili si sono poi soffermate anche su altri aspetti più tecnici, come quelli relativi al ciclo produttivo della raffineria e alla presenza di esano nei silos.

PROCESSO UMBRIA OLII, DEPONE SOPRAVVISSUTO (ANSA) – SPOLETO (PERUGIA), 12 FEB
«Era quasi l’una ha ricordato Demiri . Improvvisamente dall’interno della cabina della gru ho visto una grande fiammata, seguita da un assordante boato. Inizialmente sono rimasto sul posto poi, quando sono sceso, ho visto Maurizio Manili morto a terra, con le gambe alzate, e il corpo del mio collega Giuseppe Coletti senza una gamba. Solo a quel punto mi sono reso conto della gravità del disastro che si era verificato. Immediatamente sono corsi in aiuto anche alcuni dipendenti della Umbria Olii ed è scattato l’allarme»Con la testimonianza di
Klaudio Demiri, unico superstite dell’esplosione allo
stabilimento Umbria Olii di Campello sul Clutunno il 25 novembre
del 2006, è entrato oggi nel vivo il processo al titolare della
azienda, Giorgio Del Papa, imputato per la morte di quattro
operai di una ditta esterna impegnata in alcuni lavori di
manutenzione.
Demiri ha ricostruito in aula quel sabato mattina quando
insieme ai suoi colleghi si era recato alla Umbria Olii per
eseguire alcuni interventi sulle cisterne. Al momento dello
scoppio si trovava su una gru, distante qualche decina di metri
dallo scoppio e per questo è sopravvissuto. L’operaio ha
riferito di avere trovato i corpi di due delle vittime
sull’asfalto, tentando inutilmente di prestare i primi soccorsi.
Deposizione segnata da momenti di commozione in aula, davanti
a due delle vedove della tragedia.
In apertura di udienza il giudice ha respinto un’istanza del
difensore di Del Papa, l’avvocato Giuseppe la Spina, di far
allontanare le telecamere di «Un giorno in pretura».
Il processo è poi proseguito con alcune testimonianze
tecniche da parte dei medici legali che hanno eseguito le
autopsie e degli esperti della prevenzione infortuni e dell’Asl.
Prossima udienza il 26 febbraio.

UMBRIA OLII: udienza 2 febbraio 2010

Le parti hanno presentato gli elenchi contenenti testi (memorie difensive, organizzazione di difesa, perizie ecc) e i teste da ascoltare alle audizioni testimoniali. La difesa di Giorgio del Papa, nella persona dell’avv. La Spina, ha chiesto al giudice di poter integrare nel fascicolo la famosa perizia (svolta in 16 pagine) dell’Ing. Pecchioli, perizia di parte ovviamente.
L’accusa ha obbiettato all’utilizzo della stessa, in quanto secondo la dottrina penale, questa può essere considerata dal giudice solo come “aiuto”. (Dato che il perito viene nominato quando l’argomento di cui si parla va al dì là delle conoscenze del magistrato). Quindi il giudice ha deciso di ammettere la perizia non come atto probatorio ed ha altresì deciso di porre la persona dell’Ing. PierLuigi Pecchioli nel registro delle teste. La prossima udienza si terrà il 12 febbraio 2010, nella quale il Pubblico Ministero inizierà a presentare i suoi testi ed eventualmente qualora ce ne sia il tempo inizierà anche l’audizione testimoniale. La successiva udienza è fissata al 26 febbraio 2010.

UMBRIA OLII, NO A SINDACATI PARTI CIVILI AMMESSE FAMIGLIE VITTIME, REGIONE, MINISTERO E ALTRI ENTI (ANSA) – SPOLETO (PERUGIA), 15 DIC

Sì all’ammissione come parti civili dei familiari delle vittime, di Regione Umbria, Comune di Campello sul Clitunno, ministero dell’Ambiente e Inail, esclusi i sindacati: è la decisione presa dal giudice del tribunale di Spoleto nell’ambito del processo per l’esplosione allo stabilimento Umbria Olii che il 25 novembre 2006 provocò la morte di quattro operai di una ditta esterna impegnata in lavori di manutenzione. Unico imputato è l’ amministratore delegato della società, Giorgio Del Papa accusato di omicidio colposo plurimo e violazione alle norme per la sicurezza del lavoro, con l’aggravante della colpa con previsione dell’ evento. Il giudice Alberto Avenoso non ha ammesso la costituzione di parte civile dei sindacati rilevando come, in base anche a quanto ha stabilito la Cassazione, per essere considerate soggetti offesi dal reato le organizzazioni sindacali debbano avere tra i propri iscritti le vittime. Mentre nessuno degli operai morti a Campello sul Clitunno lo era.
Il processo è stato quindi rinviato al 19 gennaio prossimo.  

PRIMA UDIENZA PROCESSO UMBRIA OLII, RINVIATA DECISIONE SU PARTI CIVILI  Perugia, 24 nov – Prime schermaglie, e subito un rinvio, al processo per la tragedia all’Umbria Olii di Campello sul Clitunno, a tre anni dall’esplosione costata la vita a quattro persone impegnate in lavorazioni fra i silos del piazzale dello stabilimento.
Per l’apertura del procedimento stamani, davanti al giudice Alberto Avenoso del tribunale di Spoleto, si è presentato l’unico imputato, il titolare dell’Umbria Olii Giorgio Del Papa,
accusato di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro. Accanto a lui ed al suo difensore Giuseppe La Spina gli avvocati e i
rappresentanti delle parti civili. Presenti anche alcuni familiari delle vittime.
Ed è stato proprio sull’ammissibilità di alcuni parti
civili che si è sviluppato il confronto durante la prima
udienza del processo. Oltre ai familiari delle quattro vittime
hanno infatti chiesto di essere ammessi fra le parti lese anche
soggetti istituzionali, come la Regione dell’Umbria, il ministero dell’Ambiente, le organizzazioni sindacali. Richieste che sono state avversate dalla difesa di Giorgio Del Papa,
soprattutto per quanto riguarda la presenza di Cgil, Fiom, Cisl e Uil.
Il giudice, dopo aver sentito le opposte argomentazioni, si è riservato di decidere, rinviando il procedimento al 15 dicembre prossimo. Da parte loro le organizzazioni sindacali, insieme ad alcuni parenti delle vittime, avevano inscenato una
manifestazione di protesta, davanti all’ingresso del tribunale.
L’ incidente avvenne il 25 novembre del 2006, un sabato, verso l’ora di pranzo. Quattro dipendenti e lo stesso titolare di una piccola ditta metalmeccanica stavano eseguendo dei lavori di manutenzione sui silos della Umbria Olii, oleificio situato a Campello sul Clitunno. Improvvisamente due dei giganteschi recipienti pieni di olio di oliva saltarono in aria.
Quattro le vittime: il titolare della ditta Maurizio Manili, Tullio Mottini, Vladimr Todhe e Giuseppe Coletti, mentre la quinta persona presente sul piazzale si è salvata solo per il
fatto di essere impegnato alla gru, distante dal punto dell’esplosione.

23 NOVEMBRE – Domani prende il via il processo per una delle stragi sul lavoro piu’ dolorose della recente storia italiana, quella che ha visto la morte di 4 lavoratori di una ditta esterna alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno (Pg), il 25 novembre del 2006.
Un presidio ci sarà davanti al Tribunale di Spoleto, dove si celebrera’ il processo, insieme ai familiari delle vittime, all’associazione Articolo21, la CGIL, all’onorevole Antonio Boccuzzi,
operaio sopravvissuto alla strage della Thyssen di Torino, ad alcune forze politiche del territorio e ai cittadini.

La strage alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno – dove il 25 novembre 2006 morirono bruciati vivi Giuseppe Coletti, Maurizio Manili, Tullio Mottini e Vladimir Thode, 4 operai di una ditta esterna della provincia di Terni – continua a bruciare le coscienze e a
produrre indignazione per l’indecente comportamento padronale. Non contento dell’atroce fine dei quattro lavoratori Giorgio Del Papa – il padrone dell’impresa rinviato a giudizio per strage con accuse che vanno dall’omicidio colposo plurimo, con l’aggravante della colpa
cosciente, all’omissione dolosa dei mezzi di prevenzione – ha l’indecenza di reiterare la richiesta di risarcimento alle vittime della strage in attesa del processo fissato per il 24 novembre, vicino al terzo anniversario della strage. Questo è di fatto il secondo
tentativo, dopo la prima richiesta di 35 milioni di euro che però è decaduta a seguito dell’annullamento della perizia risarcitoria del padrone della Umbria Olii. La cifra è comunque la stessa: sempre 35 milioni di euro notificata alle parti il 24 luglio, formalmente dalla Gestoil Srl, società in liquidazione, già Umbria Olii; ma anche se cambia la forma,
la sostanza è sempre la stessa: in Umbria è stata aperta una nuova pagina dello sciacallaggio padronale, chiedere i danni alle vittime del lavoro tramite i loro familiari e all’unico sopravvissuto. Dopo aver tentato di allungare i tempi del processo a suo carico tentando di ricusare il tribunale, l’aver messo in liquidazione la Umbria Oli
appare come un ulteriore tentativo di sottrarsi alle responsabilità civili della strage. Invitiamo la magistratura al sequestro cautelare dei beni della fu Umbria Olii per contrastare la strategia padronale. Il 3 ed il 4 ottobre ad Orvieto ci sarà un convegno nazionale sui morti di lavoro, perché questo non accada più e perché non si verifichino situazioni come queste il nostro sindacato invita alla mobilitazione dei
lavoratori ed al boicottaggio delle attività economiche del sig. Del Papa Giorgio.

LA CONFEDERAZIONE COBAS – TERNI

Sono Lorena Coletti sorella di una delle vittime della strage
della Umbria Olii.

Il 25 novembre 2006 quattro uomini si alzarono e partirono per andare al lavoro per guadagnarsi da vivere. Era di sabato, il lavoro lo avevano iniziato il martedì, dovevano installare delle passarelle sopra a dei silos.

In quei silos c’era gas Esano, gas molto infiammabile, questo poiché nessuno aveva fatto una bonifica di questi silos. Verso le 13 di quel maledetto giorno una enorme esplosione avvenì. Venni a sapere della notizia solamente la sera molto tardi.
La moglie che lo aspettava per il pranzo non vedendolo tornare fece un giro di telefonate verso i suoi colleghi, ma fu un vano tentativo, perchè non ottenne nessuna risposta.
Fino a che non telefonò alla moglie del datore di lavoro che gli diede la notizia. Giuseppe Coletti mio fratello, Maurizio Manili datore di lavoro, Vladimir Thode e Tullio Mottini erano morti nell’espolsione.
Unico sopravvissuto Dimiri Claudio.
Il proprietario della Umbria Olii fu indagato e rinviato a giudizio con l’ accusa di omicidio plurimo con l’ aggravante della colpa cosciente e della previsione dell’evento. Secondo l’ accusa Del Papa avrebbe dovuto avvertire i lavoratori della ditta Manili, della pericolosità delle sostanze contenute nei serbatoi dove non era mai stata fatta la bonifica.

Un’omissione che sarebbe secondo i giudici e i periti dell’accusa, alla base dell’incidente causato dall’utilizzo di una fiamma ossidrica per terminare i lavori sulla superficie metallica dei silos. Il 24 novembre prossimo doveva iniziare il processo penale, ma Giorgio Del Papa e la sua difesa impugna il tutto facendo ricorso in Cassazione.

Oggi apprendo la notizia dal mio avvocato che la cassazione decide a ottobre sul rinvio a giudizio penale. Ma per la seconda volta viene alla mia famiglia fatta un’ altra richiesta di risarcimento.. Sono passati quasi tre anni, e l’ anno scorso ci fu la prima richiesta: di
oltre 35 milioni di euro. Ora mi chiedo se anche quest’anno la cifra sia sempre quella oppure, se hanno messo a conto anche gli interessi, visto il tempo che è passato.
Sottolineo che a mio fratello Giuseppe Coletti e’ stata stroncata la vita, e a Giorgio Del Papa non è stato neanche dato un giorno di carcere e tanto meno di arresti domiciliari.
Questa e’ la giustizia Italiana!!!!!
In tre anni mio fratello e’ stato ucciso diverse volte ora dico basta.
Degli operai che partono la mattina per fare il loro dovere, per mantenere la famiglia e fare una vita onesta e dignitosa, non meritano di morire.
Come non meritano che la loro dignità’ venga calpestata da assurde richieste di risarcimento, mandate da chi li ha uccisi .
Non lo permetto.
Mi chiedo come un uomo se si può chiamare uomo, abbia il coraggio di alzarsi la mattina e di specchiarsi con quattro morti che pendono sopra la sua testa. E’ una cosa che mi fa venire i brividi solo a pensarci, mi chiedo se ha un cuore o al suo posto una pietra. Vorrei che lui sapesse che la vita di quattro persone vale molto più’ di qualsiasi cifra che lui chiede. Ma il peggio di tutto e’ che e’ ancora libero e che lo stato Italiano gli permette di fare queste cose. Chiedo inoltre di poter incontrare il Presidente della Repubblica per poter parlare personalmente con lui.

Io non mi arrenderò e non permetterò più che la memoria di mio fratello
e delle altre vittime venga calpestata, sono esseri umani morti per
lavorare non per divertimento. Finchè avrò vita li difenderò; di sicuro
non mi limiterò a fare fiaccolate, ma cercherò di fermare chi ancora
una volta vuole calpestare i lavoratori di Italia.

Basta prendersela con Giuseppe Coletti e le altre vittime della Umbria Olii. Saluti
Lorena Coletti

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Una risposta a Processo Umbria Olii

  1. coletti massimo scrive:

    buona sera innanzitutto mi vorrei presentare sono il fratello minore di una delle vittime esattamente di giuseppe coletti io trovo indegno il comportamento dell’imputato giorgio del papa che mi domando con quale coraggio chiede il risarcimento danni ai familiari delle vittime e con quale coraggio può vivere una persona che è stato capace di distruggere ben quttro famiglie tra cui anche la mia dato che io sono il più piccolo per me giuseppe è stato sempre un punto di riferimento si può dire che mi ha tolto una parte della mia vita

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