Wikilabour, il portale del lavoro

da Repubblica
C’erano una volta i tesserini e le assemblee, i ciclostile sporchi
d’inchiostro e le tute blu riunite a fine turno per leggere Gazzette
ufficiali e documenti da firmare. Oggi invece il sindacato parla la
lingua del web e organizza soprattutto on line le sue adunate: i
lavoratori, specie i più giovani e atipici, hanno un gran bisogno di
capire direttamente dal pc di casa come muoversi nell’impervia giungla
del lavoro contemporaneo. E anche agli addetti ai lavori non dispiace
avere un centro di aggiornamento permanente. Per questo è nato Wikilabour,
il portale che Cgil Milano e Cgil Lombardia mettono a disposizione di
tutti coloro che vogliano restare aggiornati sui cambiamenti del
sistema giuslavoristico italiano. Come dire, tutto ciò che non avete
mai osato chiedere sul lavoro: diritti e doveri, tipologie
contrattuali, retribuzioni e contribuzioni, questioni fiscali, pareri
tecnici e consulenze legali. Presentato ufficialmente ieri a Milano, ha
già cominciato a ricevere le visite di migliaia di utenti. Mauro Zanoni,
responsabile della rete servizi per la Cgil milanese, ammette che in
realtà lo strumento è necessario anche e soprattutto per gli esperti
del settore: "Anche chi fa di mestiere il sindacalista, il consulente
del lavoro o l’avvocato, ha seri problemi nel restare informato su
tutto. Ma può offrire continui spunti di aggiornamento sulle specifiche
tematiche che di volta in volta si trova ad affrontare nella sua
attività. Per questo abbiamo scelto di costruire un portale in stile
Wikipedia, declinandolo in Wikilabour: tutti i contributi interessanti
e qualificati verranno integrati, così da mettere in rete il massimo
della competenza, a disposizione di tutti".

OAS_RICH(‘Middle’);

0){flashVersion =(navigator.plugins[“Shockwave Flash 2.0”] || navigator.plugins[“Shockwave Flash”]) ? navigator.plugins[“Shockwave Flash” +(navigator.plugins[“Shockwave Flash 2.0″] ? ” 2.0″ : “”)].description.split(” “)[2].split(“.”)[0] : -1;
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oasobj.AllowScriptAccess = “always”;
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flashVersion = oasobj.GetVariable(“$version”);} catch(exc){try{oasobj = new ActiveXObject(“ShockwaveFlash.ShockwaveFlash.3”);
flashVersion = “WIN 3,0,18,0”;} catch(exc){try{oasobj = new ActiveXObject(“ShockwaveFlash.ShockwaveFlash”);
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if(plug)
{
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document.write(”

“);
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extFlashMiddle1.onreadystatechange = loadFlashMiddle1;
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“);
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“);
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“);
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OASd.write(”

“);
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OASd.write(”

“);
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OASd.write(”

“);
OASd.write(“”);
OASd.write(”

“);
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}
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oas_vis_Middle = 1;
OASd.write(‘‘);
}
if(!document.body)
document.write(“”);
//–>

Tra i soci fondatori – e finanziatori – oltre al sindacato ci sono
quattro avvocati, ma altri organi assicurano il costante aggiornamento
dei contenuti: il Comitato dei Garanti (cui partecipano docenti
universitari ed esperti di diritto) e un vasto parterre di
collaboratori che a vario titolo consentono di mantenere fresca e ben
ramificata l’informazione. Un work in progress, insomma, un sapere
condiviso che farà sentire meno solo chi si aggira faticosamente nei
meandri della precarietà, e nei suoi risvolti tecnico-burocratici.  L’idea è di
ampliare al contesto europeo lo scambio d’informazioni. Spiega Lorenzo
Bonzi, Cgil Lombardia: "Abbiamo presentato all’Ue un progetto per
realizzare una rete di portali dedicati al lavoro nei diversi Paesi
della Comunità. Siamo già in contatto con i colleghi di Francia,
Spagna, Romania e Bulgaria. Ogni sito avrà una versione inglese, così
da favorire la circolazione delle informazioni tra lavoratori di Paesi
diversi, ma legati in modo sempre più stretto dalle stesse dinamiche e
da fenomeni globali. Certo armonizzare il diritto e le politiche
sindacali è un’altra cosa, ma iniziare dalla consapevolezza è già un
primo passo importante".

E gli utenti di
Wikilabour, in concreto, che possono fare già da ora? Innanzitutto
crearsi un profilo individuale, che consenta di diventare perfettamente
interattivi rispetto a tutti i contenuti, ponendo domande specifiche e
offrendo eventuali contributi personali. Per chi però vuole toccare coi
tasti la credibilità del portale prima di affiliarsi, c’è la
democratica opzione di accedere alla funzione ricerca dati sugli
argomenti più vari. Il motore procede sfruttando le macroaree raccolte
nell’indice per categorie, oppure inserendo un semplice vocabolo nell’apposito form posto in bella vista sulla home page del sito.

Basta dunque digitare una parola d’ordine come ‘allattamento’ o
‘permesso’ per vedere subito apparire una scheda sintetica del tema
richiesto, il richiamo alle leggi inerenti con dovuti distinguo tra
contratti da dipendenti o lavoro autonomo, tra rapporti a tempo
determinato o sine die. Non mancano i casi problematici già individuati
(e magari risolti), come pure i richiami a eventuali sentenze emesse in
materia.

Certo il computer
resta un mezzo freddino, apparentemente insensibile di fronte alle
difficoltà della vita. Eppure, solo per un attimo, persino l’ex operaio
di reparto si commuoverà davanti alla voce ‘vestiario’, là dove si dice
che in caso sia obbligatorio indossare un particolare abbigliamento,
sarà diritto del lavoratore godere del cosiddetto ‘tempo tuta’, un
rapido – ma retribuito – spazio durante il quale effettuare il cambio
d’abito. La tuta, anche on line, ha il suo posto fisso.

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