Ogni giorno, tutti i giorni

Tre operai morti nello spazio di pochi minuti, l’uno per salvare l’altro, morti per asfissia –  come spesso accade in questi drammatici eventi , negli impianti della Saras di Sarroch, di proprietà della famiglia Moratti.
Ogni giorno, tutti i giorni, per tutto l’anno mediamente 4 lavoratori escono da casa per andare a lavorare e non tornano vivi  e migliaia sono quelli che ritornano con gravi invalidità e infortuni invalidanti.
Ogni volta si ripetono le dichiarazioni costernate e le retoriche prese di posizioni di chi dovrebbe assumersi le responsabilità delle scelte dovute al proprio incarico, come ad esempio Il Presidente della Repubblica, il Ministro del lavoro, i vari sindacati concertativi, i padroni “datori di lavoro” che mai vengono colpevolizzati o condannati da qualche tribunale Italiano per gli omicidi commessi per i proprio profitto.
In tema di “sicurezza”, uno dei tormentoni che viene più spesso ripetuto dagli uomini politici italiani è quello della certezza della pena.
Ci chiediamo di quale impunità si parli, quella che tiene centinaia di migliaia di persone in detenzione, molte in attesa di processo (senza opportune “prescrizioni del reato” o “depenalizzazioni”), o nei “centri di accoglienza” per gli extracomunitari, in condizioni sub-umane ?
Quando alla nostra mente si affacciano i concetti di “sicurezza” e “impunità”, stranamente riusciamo ad associarli solo alle migliaia di incidenti sul lavoro provocati dalla regolare inosservanza delle norme di prevenzione, dal costante utilizzo di manovalanza in nero, soprattutto in attività quale quella edilizia, dove guarda caso gli incidenti sono più frequenti, alla inesistenza persistente di responsabilità accertate rispetto a questi eventi.
Ecco dove stà la vera impunità: dopo le leggi che depenalizzano i reati finanziari, dopo quelle che proteggono i vertici politici ed istituzionali dai procedimenti giudiziari nei loro confronti, dopo la protezione offerta ai boiardi di stato che nelle vesti di manager pubblici e privati hanno portato decine di aziende al disastro, ora anche tutti coloro che essendo titolari di impresa hanno la disponibilità degli investimenti per le attività produttive, ivi incluse le spese per gli impianti e la manutenzione, vengono “liberati” dalle catene della responsabilità su come avviene la produzione, il governo attuale accoglie le istanze dei datori di lavoro, scaricando la responsabilità degli incidenti sulla “incuria” dei lavoratori che ne sono vittime !
Noi pervicacemente continuiamo a pensare che chi dispone delle risorse capitalistiche per investire nell’impresa e per questo ne consegue i profitti, chi sceglie cosa, come, con quali mezzi ed in che tempi produrre non possa che essere l’unico responsabile di tutti gli eventi che avvengono all’interno del processo produttivo.
Non siamo dei giustizialisti, non vogliamo vedere nessuno in galera a prescindere, ma riteniamo che nel nostro paese servano “certezze della pena” ben più consistenti, in tema di sicurezza sul lavoro.
Servono strumenti di accertamento ed ispezione molto più efficienti e diretti, non basta neppure il pur necessario potenziamento (che comunque non viene attuato) degli organi ispettivi; è necessario che l’accertamento degli incidenti, delle loro cause, dei soggetti coinvolti e quindi delle responsabilità si avvalga direttamente dell’intervento dei lavoratori coinvolti.
Ad essi devono essere offerti, in caso di denuncia riscontrata di attività svolte al di fuori della legalità (lavoro in nero, inosservanza delle regole di prevenzione, irregolarità retributive e contributive ecc.) strumenti di protezione e tutela che gli diano la ragionevole sicurezza di non subire conseguenze personali ed economiche per le loro denunce.

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