Da La Repubblica.it
IL 6 DICEMBRE 2007, nell’inferno di una fabbrica che scoppia e si
infiamma, l’Italia si scopre, sgomenta, ad osservare un operaio morire
di lavoro, raggiunto, nei giorni successivi, da altri sei colleghi. E’
il giorno dell’incidente alla ThyssenKrupp di Torino, che lunedì ha
visto il rinvio a giudizio per omicidio della sua dirigenza. Nel giorno
stesso in cui, a Bologna, la storia si è ripetuta: un’altra esplosione,
altre fiamme, altre vittime.
La triste cronaca delle morti bianche, nei mesi scorsi, è tornata
periodicamente al centro dell’attenzione,generando un sentimento di
inquietudine nell’opinione pubblica, la sensazione che le cose stiano
peggiorando. Si tratta di un elemento che emerge in modo molto chiaro
dai dati della seconda indagine su "La sicurezza in Italia.
Significati, immagine e realtà" curata da Demos & Pi e Osservatorio
di Pavia per la Fondazione Unipolis, di cui anticipiamo il focus
relativo alla sicurezza sul lavoro.
A percepire un incremento delle condizioni di sicurezza nelle fabbriche
e nei cantieri, negli ultimi anni, è circa un rispondente su tre: 35%,
due punti percentuali in meno rispetto alla rilevazione di ottobre
2007. Quanti invece ritengono ci sia stato un deterioramento delle
condizioni di sicurezza sono quasi la metà: il 47%, con un incremento
speculare rispetto a dodici mesi prima. Un assestamento delle
percezioni, dunque, che rinforza le tendenze, di segno negativo, già
rilevate nel recente passato.
Ma qual è il livello di timore manifestato dai cittadini italiani verso
questo tipo di rischio? Se guardiamo alla popolazione nel suo complesso
– incluse, quindi, anche le categorie inattive, o i lavoratori
impiegati in mansioni a basso rischio – solo il 10% delle persone
interpellate afferma di sentirsi frequentemente preoccupato di essere
vittima di un incidente sul lavoro. Il dato, tuttavia, si presenta
diversificato in relazione all’attività svolta, e arriva a raddoppiare
tra gli operai: il 21%, in questa categoria, teme di essere coinvolto
in un incidente sul luogo di lavoro. Ma il dato supera il valore medio
anche tra gli stessi imprenditori (12%).
Il sondaggio ha poi indagato sulle responsabilità degli incidenti. La
maggioranza relativa del campione punta il dito contro gli
imprenditori: il 41% li ritiene responsabili per la mancata
applicazione delle normative vigenti in materia di sicurezza. Se
escludiamo una piccola componente che non si esprime (8%), o che non è
in grado di individuare delle colpe ben precise, la rimanente frazione
del campione si divide sostanzialmente a metà. Quasi una persona su
quattro (24%) attribuisce le colpe innanzitutto all’assenza di
controlli da parte delle autorità pubbliche preposte. Un rispondente su
cinque (21%), invece, ritiene che le responsabilità maggiori debbano
essere attribuite agli stessi operai, che non seguirebbero con
sufficiente attenzione le norme di sicurezza.
L’indagine "La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà"
sarà presentata domani, venerdì 21 novembre 2008, a Roma, nel corso di
un incontro coordinato da Gad Lerner, al quale prenderanno parte, oltre
a Ilvo Diamanti, Università di Urbino, Fabio Bordignon, di Demos,
Antonio Nizzoli, Osservatorio di Pavia, Chiara Saraceno, Università di
Torino, Mons. Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana, Massimo Livi
Bacci, Università di Firenze, Pierluigi Stefanini, presidente di
Fondazione Unipolis e di Unipol Gruppo Finanziario.