Una morte annunciata

Già da diverso tempo i lavoratori del porto di Genova avevano annunciato con diversi video le condizioni assurde in cui versavano le strutture portuali e le relative condizioni di lavoro in cui erano costretti a stare. Ma nessun governo o sindacato in questi anni ha accolto le loro denunce, un po’ come successo agli operai della Thyssen Krupp. E così Fabrizio Cannonero, 39 anni di Prà, padre di un bambino di 4 anni, precipita mentre sta lavorando attorno ad un container della Culmv, Compagnia unica lavoratori merci varie. Anche suo padre era stato vittima di un infortunio sulle banchine del porto di Genova quando Fabrizio era ancora un bambino. Immediata la reazione con la proclamazione di uno sciopero, bloccato lo scalo genovese, momenti di tensione all’ingresso della scalo quando qualche camionista ha tentato di forzare il blocco ma è stato dissuaso in maniera severa e ferma dai portuali. (Ascolta audio con Luca Franza, operaio portuale di Genova).

E’ sempre più evidente che non bastono più le parole. Serve reagire, manifestiamo la nostra indignazione contro questo ceto politico e sindacale che non volendo governare il paese contro gli interessi di questi criminali di imprenditori e contro le loro malefatte, trova naturalmente più semplice e più utile, per costruire il consenso, menare fendenti con falsi decreti sicurezza che diffondono solo paure inesistenti distogliando l’attenzione da l’unica sicurezza che ci interessa: quella sui posti di lavoro. Occorre unirci per esprimere tutta la nostra rabbia e per lottare contro questo modello di società che produce precarietà, insicurezza e guerre.

Riprendiamoci la vita

Cade dalla coperta di una nave: muore un portuale della CULMV, Compagnia unica lavoratori merci varie. Fabrizio Cannonero, 39 anni di Prà, padre di un bambino di 4 anni, precipitato da venti metri di altezza mentre stava lavorando attorno ad un container.
Anche suo padre fu vittima di un infortunio sulle banchine del porto di Genova quando Fabrizio era ancora un bambino.
Immediata la reazione. Proclamato uno sciopero di 48 ore, bloccato lo scalo genovese, momenti di tensione all’ingresso dello scalo quando qualche camionista ha tentato di forzare il blocco ma è stato dissuaso in maniera severa e ferma dai portuali.

Il neonato Partito Democratico si dice equidistante dal capitale e dal lavoro. Intanto tutti i giorni noi lavoratori siamo mandati al macello sotto il ricatto della precarietà e della flessibilità, del prendere o lasciare tanto fuori c’è la fila di chi tenta di sopravvivere, lavoratore in nero o disoccupato, disposto a scambiare il rischio della propria morte con il tozzo di pane.
Il lavoro è diventato una trincea dove chi resta fuori combatte contro la disperazione, e chi sta dentro rischia di crepare per il salario della paura. La piaga della flessibilità, degli straordinari, dei doppi e tripli turni, del lavoro a cottimo, fa aumentare lo stress e la fatica, e con loro i rischi per i lavoratori, che ricevono in cambio una paga misera e incerta.

Ora non bastano più le parole serve reagire.
Manifestiamo contro questo ceto politico e sindacale che, non riuscendo e non volendo governare il paese contro gli interessi criminali dei piccoli e grandi imprenditori, trova più semplice e gestibile costruire il consenso alle loro malefatte con la guerra tra poveri. Per farci scannare tra noi e continuare a fare soldi sulla nostra pelle, costruiscono mostri e insicurezza sociale sulla logica del capro espiatorio: la colpa è degli immigrati, dei rom, i lavavetri, i senza casa, i comunisti, i disfattisti ecc. ecc.
Occorre unirci per esprimere tutta la nostra rabbia, siamo noi lavoratori che dobbiamo imporre la sicurezza e lottare contro questo modello di società che produce precarietà, insicurezza e guerre.

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