PM, A GIUDIZIO 28 DIRIGENTI ITALSIDER E ILVA
(ANSA) – TARANTO, 9 NOV
Rinvio a giudizio per 28 imputati,
non luogo a procedere per morte di altri tre imputati e
proscioglimento per l’attuale direttore dell’Ilva, Luigi
Capogrosso: queste le richieste della pubblica accusa
all’udienza preliminare a 28 persone – tra ex dirigenti dell’ex
Italsider e dell’Ilva – accusate di cooperazione nell’omicidio
colposo plurimo di 30 dipendenti e di omissione colposa di
cautele o difese contro gli infortuni sul lavoro. All’udienza è
stata citata come responsabile civile la Fintecna.
Gli operai morti – secondo l’accusa – hanno contratto gravi
malattie lavorando a contatto con quella che il magistrato
inquirente, Italo Pesiri, ha definito «una particolare miscela
di elementi dannosi per la salute». Gli episodi presi in esame
riguardano un arco di tempo di 35 anni. Gli imputati, sempre a
parere del pm, avrebbero omesso di informare i dipendenti dello
stabilimento (prima Italsider, poi Ilva) dei rischi a cui
andavano in contro lavorando a contatto con sostanze chimiche e
polveri. L’udienza preliminare proseguirà il 21 dicembre
prossimo.
MAXIRISARCIMENTO PER DOLO EVENTUALE
OPERAIO MORÌ TRAVOLTO IN AZIENDA DA MULETTO
(ANSA) – RAVENNA, 23 OTT – Un ‘dolo eventuale’ per l’
infortunio che nello stabilimento della società ‘Tre C‘ di
Mezzano, alle porte di Ravenna, il 23 settembre 2006 costò la
vita a Nazim Ibra, operaio albanese di 46 anni. È quanto
prospettato dal giudice del Lavoro Roberto Riverso del Tribunale
di Ravenna, che in una recente sentenza ha stabilito a favore
dei familiari della vittima – moglie, i due figli, genitori e
fratelli – un risarcimento totale pari a un milione e 300 mila
euro.
Il quarantaseienne fu travolto da un muletto in retromarcia
privo dell’apposito dispositivo acustico e morì dopo un paio di
settimane di agonia all’ospedale Bufalini di Cesena. Il processo
penale di fronte al Gup del Tribunale di Ravenna si era concluso
nell’aprile 2008 in primo grado con due condanne per omicidio
colposo a sei e a otto mesi di carcere. Secondo il giudice
civile invece l’uso del mezzo con quelle modalità, come
anticipato da alcuni quotidiani locali, costituiva non tanto un
episodio isolato ma una consuetudine definita di «gravità
inaudita». Da qui l’attribuzione all’azienda del dolo
eventuale.
OPERAIO MORÌ NEL RAVENNATE, DUE ACCUSATI
(ANSA) – RAVENNA, 23 OTT – Lavorava a terra quando
improvvisamente un macchinario in retromarcia guidato da un
collega lo aveva travolto e ucciso. Per la morte di Fejzi
Remani, – operaio albanese di 49 anni, avvenuta l’11 settembre
2008 a Massa Lombarda (Ravenna), all’interno di un’azienda
specializzata nel recupero materiali, il Pm Stefano Stargiotti
ha notificato l’avviso di conclusione indagine ai presidenti dei
cda delle due ditte, entrambi ravennati, che secondo l’accusa
sarebbero responsabili dell’omicidio colposo dell’operaio.
I due in particolare non avrebbero predisposto un adeguato
sistema di controllo e non avrebbero assegnato ruoli definiti
all’interno dell’area di lavoro. Sotto accusa anche i requisiti
di sicurezza legati al mezzo che travolse l’albanese. Continua a leggere