Turbigo e la “squadra della morte”

Te lo ricordi Sergio? Sergio**** che faceva il turnista alla centrale di Turbigo? E’ morto di mesotelioma pleurico, cancro al polmone causato dall’amianto e con lui ne sono morti altri 44 in quella centrale per cancro o per asbestosi!

Il primo esposto risale al 1986. E adesso, a distanza di ventisei anni, la procura di Milano iscrive nel registro degli indagati sette ex dirigenti della centrale termoelettrica di Turbigo per omicidio e lesioni colpose, con l’aggravante della violazione delle normative sulla sicurezza. Per la prima volta in Italia a rispondere dei reati sono ex funzionari pubblici e non manager privati che hanno consentito che i loro dipendenti lavorassero a contatto con l’amianto. Finora le vittime accertate dal pm Maurizio Ascione – che, con la supervisione e il coordinamento del procuratore aggiunto Nicola Cerrato, ha riaperto le indagini – sono quaranta, nove dei quali già morti. Ma il numero potrebbe salire e tragli ex operai si parla già di quindici decessi.

Riportiamo qui di seguito un racconto dei Cobas Energia del 2003 su questi lavoratori.

DISCRIMINARE I VIVI, SPECULARE SUI MORTI

Hai visto quanta gente ai funerali dei soldati morti in Irak?” – mi dice un collega dell’Enel produzione- “E quanti onori, parole grosse, sottoscrizioni per i familiari…ho letto in un giornale di sinistra che il funerale di un soldato è un nucleo d’onore attorno a cui si raccolgono gli italiani, i buoni italiani, allora io non sono un buon italiano!”

Perché dici questo, in fondo lavoravano per la pace, per portare a casa qualche soldo in più, magari non trovavano lavoro…- gli spiego –  “E noi per chi lavoriamo, per la guerra!? -mi risponde lui- “Allora perché non ci pagano di più? invece prendiamo un terzo della paga di un soldato in missione…” Ma quelli muoiono, rischiano la vita contro un nemico invisibile! -gli ribatto-. Allora mi guarda come se mi vedesse per la prima volta e mi dice.

Te lo ricordi Sergio? Sergio**** che faceva il turnista alla centrale di Turbigo? E’ morto di mesotelioma pleurico, cancro al polmone causato dall’amianto e con lui ne sono morti altri 44 in quella centrale per cancro o per asbestosi! A Turbigo c’erano  32.000 metri cubi di rifiuti tossici e cento kilometri di tubature del vapore rivestite di amianto; le hanno fatte smontare a colpi di mazzetta dagli operai e poi li facevano pulire con la scopa, protetti solo da una mascherina di stoffa. La chiamavano la “squadra della morte”. L’amianto non lo vedi, non ha sapore, ma bastano due fili microscopici a fotterti la vita. Altro che nemico invisibile! E non si è fatto niente per  loro, per i familiari, né da vivi, né da morti. Anzi no, una cosa è stata fatta: si è tentato di mandare in prescrizione il processo  contro i dirigenti dell’Enel. Tutte le centrali elettriche sono piene di amianto e l’hanno respirato strumentisti, turnisti, squadre manutenzione, magazzinieri. E non solo loro purtroppo. Sono migliaia i lavoratori morti nelle fabbriche a causa dell’amianto.” Ecco la solita retorica di quelli che vogliono ideologizzare i morti: gli operai vanno pianti, dei carabinieri chissene frega! -gli urlo in faccia, ma non mi lascia finire- “ Ti sbagli, “quelli” che usano i morti non siamo noi. Di lavoratori in Italia ne muoiono circa 1200 all’anno solo per gli incidenti e non si contano quelli morti per malattie professionali. Di fronte a questo strazio, nessuno ha mai scritto che se restiamo in piedi, se la “civiltà” sta in piedi, lo dobbiamo a questi morti del lavoro, come invece è stato scritto per i carabinieri. Chi scrive e pensa queste cose discrimina i vivi e specula sui morti. Perciò rivolgiti a loro. Io di caduti in guerra e sul lavoro non ne voglio più contare.”

Nel 1970 i decessi per causa di amianto sono stati 375, nel 1990 si è passati a 826, negli anni che vanno dal 1988 al 1992 sono saliti a 4.219, di cui 2.700 uomini e 1.519 donne. Attualmente i decessi riconducibili all’amianto si stimano in più di 4000 all’anno mentre ancora devono essere smaltite in Italia 23 milioni di tonnellate di amianto presenti nelle scuole, abitazioni, condotte d’acqua, coibentazioni insieme a quelle disseminate in centinaia di fabbriche dove i morti nel tempo si contano a migliaia: 400 morti alle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato; 70 morti alle ex  Breda Fucine di Sesto; 40 morti alla Dalmine; e poi l’Ansaldo; Fincantieri; Franco Tosi; Snia-Bpd; Menarini; Petrolchimico di Brindisi solo per citare le più note.

Il mesotelioma pleurico è un tumore che ha periodi di latenza che vanno da un minimo di 15 anni ad un massimo di 40 anni, per questo dopo la tardiva messa al bando della produzione di amianto nel ’92, era stata fatta una legge che tutelava in parte alcune tipologie di  lavoratori consentendo loro di anticipare l’andata in pensione a parità di trattamento semprechè fossero stati esposti per almeno dieci anni all’amianto.

Il governo Berlusconi ha tagliato i fondi disponibili per i lavoratori esposti all’amianto introducendo nel decreto allegato alla finanziaria una modifica che congela al 2 ottobre 2003 questi benefici. Per chi non li ha raggiunti a quella data ne verranno applicati altri: dimezzamento del coefficiente di calcolo per l’andata in pensione anticipata, limite minimo di esposizione all’amianto di 100 fibre/litro per 8 ore al giorno per dieci anni consecutivi!

In pratica è la cancellazione di ogni speranza per questi lavoratori e per quelli che verranno perché questi nuovi limiti sono tecnicamente indimostrabili. Contemporaneamente il governo ha aumentato l’assegno funzionale alle forze armate e alle forze di polizia ed è stato proposto di aumentare gli stanziamenti per il corpo di spedizione in Irak che già costa 40 milioni di euro al mese.

Le guerre si finanziano umiliando il lavoro dei vivi e si giustificano con l’eroismo dei morti. E’ sempre più necessario porre fine a questo inganno e a questa logica di sfruttamento.

COBAS ENERGIA  – COBAS DEL LAVORO PRIVATO – Roma, 19.11.03

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