Nomortilavoro sui dati dell’Inail

Negli ultimi mesi si fa un gran parlare dei dati che finalmente confermerebbero una diminuzione di infortuni e morti sul lavoro. Forse l’Inail non legge bene le agenzie stampa né tantomeno segue il il blog  di nomortilavoro, perché se così fosse si renderebbe conto che la situazione non è assolutamente migliorata ma ha soltanto subito delle trasformazioni. Ma iniziamo dai dati dai quali risulta che dal 2003 al  2007 gli incidenti sul lavoro nel nostro paese sono diminuiti del  18,2%, mentre nel periodo dal 2002 al 2009 sono passati da 992.655 a 790.000, pari a un calo del 20%. Analizzati così dovremmo pensare che in Italia si sia finalmente arrivati ad una politica di prevenzione degli infortuni e morti sul lavoro. In realtà a questi numeri ne vanno aggiunti molti altri. Innanzitutto quello complessivo dei lavoratori e delle lavoratrici in regola e quindi registrati all’Inail, numero, sempre secondo l’Inail precipitosamente diminuito. Iniziamo dalla disoccupazione salita all’8,5% nel secondo trimestre dell’anno. Si tratta del livello più alto dal 2003. Ma non finisce qui, il numero delle persone in cerca di occupazione ha raggiunto ormai negli ultimi dieci anni 2.136.000 unità. Alla crescita della disoccupazione italiana si accompagna un aumento della forza lavoro straniera (+85.000 uomini e +86.000 donne). Inoltre per l’Istat oltre un giovane su quattro in Italia è disoccupato. Il tasso di disoccupazione dei giovani di 15-24 anni, nel secondo trimestre del 2010 raggiunge il 27,9%. Si tratta del dato più alto dal secondo trimestre del 1999.
Se anche questo dati fossero reali avremmo un paese come quello degli Stati Uniti con un forte disagio sociale o come quello francese con forti lotte sociali. In Italia non sta succedendo niente di tutto ciò, evidentemente perché all’occupazione “in regola” si è passati allo smantellamento dei contratti di lavoro grazie alla legge Biagi e al pacchetto Treu come lo sivoglia chiamare, con un incremento del lavoro in nero, delle partite iva, degli incarichi giornalieri: tutto forme contrattuali che non prevedono un controllo da parte dell’Inail né tantomeno rientrano in qualche statistica se accade un infortunio. A questo si aggiunge la ricattabilità lavorativa a cui sono soggetti le persone migranti, come ci insegnano i lavoratori di Brescia saliti su una gru per chiedere maggiori garanzie.
Ma non finisce qua. Il 28 ottobre scorso la società Tauruss Costruzioni viene iscritta nel registro degli indagati per omicidio colposo, poiché il suo direttore portò un operaio di Acerra all’ospedale sostenendo che fosse stato vittima di un incidente stradale. I medici però non hanno creduto alla dinamica descritta, incompatibile secondo loro, con la lesione riportata dall’uomo. Di casi come questo il nostro blog ne elenca tantissimi. Casi che non finiscono tra i dati dell’Inail e che rientrano nelle statistiche dei morti per incidenti stradali. A questo vanno aggiunti i lavoratori “invisibili” per i quali c’è direttamente
l’abbandono, come la cronaca ci riferisce quasi quotidianamente: “Lo hanno trovato ferito e contuso in via Ripamonti. Una breve indagine ha fatto emergere che il giovane clandestino lavorava per una officina della zona: ha avuto un incidente sul lavoro e il datore di lavoro lo ha abbandonato per strada per non avere problemi”.

Ci sarebbe piaciuto molto fare un articolo sul nostro blog che brindasse ai dati dell’Inail, ma questo non sarebbe stato rispettoso verso i 4 lavoratori al giorno che ancora oggi muoiono sui posti di lavoro. I dati per noi sono sempre gli stessi e continueremo a
denunciarli quotidianamente aggiornando un blog che vuole proprio dare un nome ad un numero e visibilità ad una morte.
Continueremo anche a  denunciare che per cambiare questi dati bisogna indignarsi quando  il Ministro Tremonti esclama “robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci” e che si deve cominciare a far togliere dai preventivi delle aziende la voce di spesa “morti sul lavoro”. Non possiamo accettare che venga licenziato chi sui posti di lavoro denuncia le aziende che non si occupano di sicurezza, che girino spot pericolosi come quello del Ministero del lavoro che imputano le colpe ai soli lavoratori,  assolvendo le aziende in materia di sicurezza. Le agenzie stampa  dovrebbero pubblicare i nomi delle aziende dove muore un operaio e che queste aziende non dovrebbero poter partecipare a nessuna gara d’appalto pubblica. Dobbiamo pretendere maggiori controlli nei cantieri e che tutti i mass media non parlino più di “morti bianche”, ma di “omicidi sul lavoro” visto che si tratta di morti che potevano essere evitate e non di “disgrazie”!
Continueremo a denunciare la gravità della situazione attuale dei lavoratori e delle lavoratrici, smentendo i dati Inail e ribadendo che non abbiamo nulla da festeggiare!

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