Schiavo in Padania morto di fatica

Da La Stampa

Un soccorso arrivato troppo tardi, un’agonia andata avanti due ore e
più sotto un sole che non dà respiro. Era clandestino, Vijay Kumar, era
indiano e non doveva morire in quel campo: l’agricoltore sarebbe finito
nei guai. Ci è finito lo stesso, decisamente di più. Vijay Kumar, 44
anni, raccoglieva meloni e angurie nella breve e intensissima stagione
estiva. Il 27 giugno la giornata era iniziata come tutte le altre a
Viadana, nella bassa mantovana, solo il Po a dividerla dalla Brescello
di Peppone e Don Camillo: sveglia all’alba e poi nei campi della
contrada Salina per guadagnarsi quegli otto euro che gli davano –
chissà quanti erano realmente per lui – per spaccarsi la schiena.
Finché tra le quattro e mezza e le cinque il sole e la fatica lo
piegano: un infarto e Vijay crolla a terra. Ma non muore subito. Lo
lasciano in mezzo al campo a rosolare, perché Vijay non doveva essere
soccorso lì: lavorava in nero, sarebbe successo un macello.
Per
questo ora i padroni della tenuta agricola dove Vijay lavorava – Mauro
Costa e la moglie – sono accusati di omicidio volontario e omissione di
soccorso. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti alcuni colleghi di
Vijay sarebbero stati mandati a prendere una loro automobile per
portare via dai loro campi quell’uomo diventato ormai troppo
ingombrante. La macchina arriverà, ma solo dopo oltre due ore. I suoi
colleghi – sarebbe stata presente anche la moglie di Costa – lo
trasportano poco lontano, in uno spiazzo a fianco di una roggia,
all’ombra del granturco che costeggia via Bordenotte. E allora, e solo
allora, chiamano soccorso. Sono quasi le otto, l’agonia di Vijay è
infinita. Per primo arriva un medico di base e lo trova malmesso ma
ancora vivo. Tenta di rianimarlo, fa chiamare il 118. Quando arriva
l’ambulanza, però, Vijay è già morto sotto questo afoso cielo bianco
della Padana riarsa. Un secondo infarto sembra gli sia stato fatale.
Chiarirà tutto l’autopsia, disposta per il 15 luglio.

I
carabinieri, l’ispettorato del lavoro di Mantova e la polizia locale
ricostruiscono il tutto nel corso di un blitz condotto nei giorni
scorsi nell’azienda agricola: trovano 13 compagni di fatica di Viay,
quattro in nero, tre senza permesso di soggiorno, altri reclutati
illegalmente.

Molte reticenze, tanti «non so, non ricordo», ma
qualcuno confida il trattamento riservato al compagno. Le autorità
denunciano i Costa dapprima per omicidio colposo, ieri trasformato in
volontario. Chiamano in causa pure il «caporale» di turno, che qui
porta il nome ottocentesco di Cooperativa Facchini Vitelliani. Questa,
guidata dal presidente Giuliano Minghetti, è accusata di
somministrazione irregolare di lavoratori. Costa per il momento dovrà
pagare 90 mila euro di sanzione e 200 giorni di contributi non versati.

Per ritrovare Le tracce di Vijay in questa terra «dove l’11%
della forza lavoro è extracomunitario, ma mai era accaduta una cosa del
genere, siamo sconvolti», come dice il sindaco Pd Giovanni Pavesi,
bisogna spostarsi solo qualche chilometro da dove è morto, alla
frazione Cavallara, in via Bugno.
Lì gli italiani fan finta di
non averlo mai né visto né conosciuto; al contrario Memipal,
connazionale indiano di 28 anni («Ma io lavoro in fabbrica»), se lo
ricorda bene. «Viveva in quella casa là con suo fratello Baljit, che
avrà quarant’anni e che adesso è in India, è partito prima che
succedesse la tragedia». Ora Baljit dovrà trovare le parole giuste per
spiegare la morte di Vijay alla vedova che con i due figli era sempre
rimasta a Begampur, nella regione del Punjab da dove era partito il
sogno di Vijay.
Al campanello di questa casa isolata al
limitare di un bosco di pioppi non risponde nessuno. È mezza diroccata,
ha molte finestre murate. In mezzo allo squallore, dal tetto, spuntano
due antenne paraboliche per restare collegati con casa, con l’India.
Alla cascina dei Costa, tutto tace. Restano i carretti carichi di
angurie, un’Audi parcheggiata sotto le volte. Mauro non c’è, sua moglie
neppure. C’è la figlia che la prende male: «Non dico niente. State
ingigantendo tutto, state solo sputtanando mio padre». Cala la sera su
Viadana e su Salina. Sfrecciano le biciclette degli indiani e di
qualche turista. Sul luogo della morte di Vijay, nemmeno un fiore.

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