Secondo rapporto ANMIL

L’ANMIL ha presentato il 2° Rapporto sulla Tutela
delle vittime del lavoro alla stampa e alle istituzioni competenti
presso il Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi (in Via XXIV Maggio,
43 – di fronte al Quirinale) lunedì 4 febbraio, dalle ore 13.30 alle
ore 15.30.
Lo studio elaborato
dall’ANMIL intende offrire un contributo alle principali questioni che
riguardano le vittime del lavoro e i loro familiari affinché, al di là
della commozione, del cordoglio e della solidarietà sociale, si trovino
concrete soluzioni alla loro quotidianità fatta di solitudine,
abbandono e tutele assicurative, sanitarie e giudiziarie, quasi sempre
negate. Infatti, se le carenze della prevenzione sono ormai finalmente
oggetto di attenzione, troppo poco si sa delle ingiuste condizioni in
cui si ritrovano le vittime del lavoro.

Resta all’Italia il non invidiabile primato delle vittime sul lavoro in
Europa
. Nel nostro paese il numero delle "morti bianche", seppure in
calo rispetto agli anni scorsi, è infatti diminuito meno che nel resto
d’Europa. Negli ultimi dieci anni, nel periodo compreso tra il 1995 e
il 2004, da noi il calo registrato è stato pari al 25,49 per cento
mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41 per cento.

Gli autori del rapporto sottolineano come anche negli incidenti non
mortali le cose non vadano molto meglio. Visto che nelle cifre
ufficiali, seppure meno allarmanti di quelle relative alle vittime, non
sono compresi gli incidenti che non vengono denunciati da chi è
impiegato nell’ambito del lavoro nero dove, secondo l’Inail, si
verificherebbero almeno 200 mila casi.

Nel complesso gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l’anno e i
morti più di mille. In Germania nel 1995 le vittime erano state mille e
cinquencento, duecento più di quelle italiane. Oggi sono scese a 804
unità, un numero ben inferiore a quello attuale delle vittime italiane.
Questi numeri, dicono dall’Amnil, mostrano come non si tratti di un
fenomeno occasionale e relegato a situazioni straordinarie ma piuttosto
"un effetto perverso che sembra profondamente innervato nel modo di
produzione".

Al danno sembrerebbe aggiungersi anche la beffa. La riforma realizzata
con il decreto legislativo 38/2000 che ha introdotto, in via
sperimentale, la copertura del danno biologico, di fatto, dicono
dall’Anmil, ha comportato un "netto ridimensionamento del livello delle
prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione
dell’indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum".

Sintesi RapportoTotale infortunatiAndamento mortali Europa

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