Tratto da Internazionale di Sarah Zuhra Lukanic
C`è una statistica dove gli immigrati sono sempre ai primi posti: quella dei morti sul lavoro. Tempo fa Gian Antonio Stella ha scritto: “Gli stranieri non sono troppi solo nelle classifiche di chi commette reati. Sono troppi anche nelle tabelle dei morti sul lavoro”. Personalmente credo che le morti sul lavoro non abbiano nazionalità. Ma in una società che usa e consuma statistiche, gli uomini diventano numeri. E le singole storie si squagliano dentro le cisterne e nei cantieri. Come quello della fabbrica che smaltisce rifiuti speciali a Paderno Dugnano, in Lombardia, dove all`inizio di novembre sette operai sono rimasti coinvolti in un`esplosione. Cinque di loro erano albanesi. Sette operai come sette samurai. Secondo i dati dell`Inail, gli incidenti mortali dei lavoratori stranieri sono aumentati del 15 per cento negli ultimi cinque anni. Per gli immigrati, il triangolo della morte è quello situato tra la Lombardia, l`Emilia Romagna e il Veneto. Per le altre regioni, soprattutto al sud, dove esiste un commercio di mano d`opera straniera basato sull`illegalità, bisognerebbe fare un`altra statistica. Quella del sommerso. Eppure, nell`ambito della sicurezza sul lavoro esistono alcune realtà cresciute dopo il disastro alla ThyssenKrupp. Una di queste è la rivista torinese Sicurezza e Lavoro. Massimiliano Quirico, direttore responsabile, dice che la consapevolezza sulla sicurezza cresce “dando voce a tutti e rivolgendoci a tutti”. Un discorso che fino a poco tempo fa era limitato agli addetti ai lavori, e ai familiari in cerca di giustizia.