Le stime INAIL sono esplicite: nel 2008 gli incidenti dei lavoratori
stranieri residenti in Italia sono stati 143mila, con 189 casi mortali.
Il 57% delle denunce complessive pervenute all’Istituto si è concentrato
in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Roma ma in crescita sono anche
gli incidenti registrati in Toscana.In Italia non cresce solo il fabbisogno di manodopera straniera, ma
in misura ancora maggiore aumentano gli infortuni sul lavoro con
protagonisti (loro malgrado) gli immigrati. Per Inail, il 16,4% degli
incidenti ha interessato un immigrato, con un’incidenza media che
oscilla tra il 12,3% delle donne e il 18,1% degli uomini. In totale sono
stati 143mila gli infortuni sul lavoro che hanno colpito i nati
all’estero: il 15,1% in più rispetto al 2005. I casi mortali sono stati,
invece, 189. La distanza tra Nord e Sud è estremamente evidente se si
considera la percentuale di infortuni (denunciati) di immigrati rispetto
al totale. L’incidenza oscilla infatti tra i 4-5 punti percentuali del
Mezzogiorno e i 29-30 del Nord. In particolare, al primo posto si
colloca il Friuli Venezia Giulia, dove un infortunio su quattro riguarda
un lavoratore nato all’estero, nell’Est europeo in primis e a seguire
la comunità marocchina, l’albanese e la rumena. Per le donne, invece,
quella rumene è la nazionalità più a rischio in ben dodici regioni.
Anche per i casi mortali il primato spetta alla Romania che, nel 2008,
ha registrato 50 casi (uno ogni quattro stranieri deceduti). In totale
dei circa quattro milioni di stranieri in Italia, più di tre sono
lavoratori assicurati all’INAIL (fonte Denuncia Nominativa Assicurati),
con aumento del 34% rispetto al 2005. Si tratta in prevalenza di
dipendenti di piccole aziende dell’Italia settentrionale, che operano
nell’Industria e nel terziario.
Ma perchè tanti immigrati tra gli infortuni sul lavoro? Semplice,
perchè molte lavorazioni pericolose vengono destinate alla manodopera
più precaria e ricattabile (se perdi lavoro non hai più il permesso di
soggiorno), ossia gli immigrati, i disoccupati di lunga durata e i più
giovani.