La legge 30, oppure legge Biagi, o come la vogliono chiamare lor signori, e il pacchetto Treu sono leggi che rendono precario il lavoro, la vita ed eliminano diritti e tutele.
Queste leggi in mano ai nostri amati imprenditori, dediti solo al profitto e allo sfruttamento del lavoro, diventano vere e proprie armi di distruzione di massa.
Tale è diventato il numero d’infortuni che si registra in questo paese, cifre che sono paragonabili ai bollettini di guerra, con morti e feriti senza prigionieri o convenzioni di Ginevra.
L’ultima vittima di questa carneficina era diplomata in lingue, aveva solo 21 anni e viveva a Eraclea (Venezia). E’ rimasta uccisa la notte tra lunedì e martedì in un incidente all'interno dell'azienda "3B spa" di Salgareda (Treviso), dove da qualche tempo lavorava con contratto a termine.
Cosi, la presenta Giampi Fabiani (INDYMEDIA LOMBARDIA):
“Mi chiamavo Jasmine Marchesi, figlia unica, avevo ventuno anni ed ero diplomata in lingue…gira e gira tutto quello che ero riuscita a trovare…insomma un contratto a termine alla 3B(tre bastardi?) di Salgareda di Treviso…l'altra notte…tra lunedì 17 e martedì 18 sono morta schiacciata in una pressa compattatrice di residui plastici…me lo dicevo che non era il lavoro mio…me lo ripetevo che ci fai qui alle due di notte…ma tant'è…credevo di avere le spalle grosse ma quando ho sentito quei dieci quintali su di me…quando ho capito…ho capito che saremmo dovuti essere in mille là sotto…in mille e forse non saremmo bastati…ma io ero sola…sola…comunque ciao… non dimenticatemi…mi chiamavo Jasmine, Jasmine Marchesi avevo ventuno anni…ciao.”
Da anni i governi hanno fatto a gara per depenalizzare i reati connessi, in violazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, ridimensionando gli uffici degli ispettori del lavoro e tagliando i fondi per risanare il debito pubblico.
Questo genocidio è stato consentito dal silenzio della stampa e della televisione, in complicità con le forze politiche, e dalla totale deregolamentazione dei rapporti di lavoro che hanno eliminato ogni diritto conquistato con le lotte e ridimensionato la rappresentanza sindacale delegata solo al sindacato istituzionale.
E’ ora di indignarsi e di urlare la nostra rabbia. E’ ora di autorganizzarci per smascherare questa ipocrisia istituzionale che accende e spegne i riflettori a secondo della convenienza politica del momento. E’ ora di lottare per mantenere la memoria e chiedere il risarcimento per le vittime, la protezione dei lavoratori che denunciano le irregolarità nei luoghi di lavoro e l’abolizione del precariato come causa principale degli infortuni e d’ostacolo per la rivendicazione dei propri diritti.