Sabato 21 novembre ad Orvieto, presso la Sala del Governatore, in corso Cavour si terrà il convegno nazionale "Per non morire di lavoro". Ogni anno migliaia sono le morti per lavoro e circa un milione sono gli infortuni. Nel 2008 in Umbria i dati ufficiali riportano 16 morti di lavoro e 17.088 infortuni. Questi dati da guerra civile sono provocati dall´inosservanza delle norme di prevenzione, dall’utilizzo di mano d’opera irregolare in nero, dai tempi di lavoro forsennato imposti dai ritmi di produzione, dalla precarizzazione dei contratti di lavoro. L´indifferenza nella società contribuisce in maniera determinante al non accertamento delle responsabilità rispetto a questi eventi.
Leggi le conclusioni dell’assemblea.
Salute e sicurezza sul lavoro come bene collettivo, non trattabile e non mercificabile. Sicurezza intesa e analizzata a 360°, recuperando la lunga catena di responsabilità fino ad arrivare a quelle politiche e sindacali. A fronte dei dati diffusi dall’Inail poche settimane fa, che vedrebbero una diminuzione degli incidenti sul posto di lavoro, le diverse realtà ( associazioni, comitati, addetti ai lavori…), che sabato 21 novembre hanno preso parte all’incontro, Per non morire di lavoro, tenutosi presso la struttura di Palazzo dei Sette a Orvieto, si sono confrontate su una realtà che è diversa da quella trasmessa dai dati ufficiali e su concrete proposte di intervento sul tema.
L’assemblea dei presenti, estremamente eterogenea per provenienza e storia, si è trovata d’accordo nel sottolineare gli elementi peggiorativi che l’attuale Governo ha inserito all’interno del cosiddetto Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, in palese contraddizione con quanto previsto dalla normativa europea ( come meglio sottolineato nello specifico nell’ambito di uno degli interventi), e favorevole in buona misura alla classe imprenditoriale, di contro a un lavoratore/lavoratrice che si trova a far fronte al ricatto continuo della precarietà, del lavoro nero, del licenziamento, elementi che di fatto gli impediscono dunque di assumere in prima persona la “responsabilità” della propria sicurezza o di quella altrui ( vedi la figura dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, sottoposti ai medesimi meccanismi di pressione e condizionamento).
Il meccanismo di “delega delle responsabilità” innescatosi negli ultimi anni arriva ormai al paradosso di incriminare lo stesso lavoratore come responsabile unico dell’incidente da lui subito. Emblematica da questo punto di vista la testimonianza di Lorena Coletti, sorella di Giuseppe Coletti e animatrice del Comitato Coletti, nato in seguito alla tragica esplosione verificatasi alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno nel 2006: la signora Coletti ha ricordato come proprio la richiesta di risarcimento danni avanzata in due diverse istanze dal titolare dell’azienda, Giorgio Del Papa ( unico imputato), ai famigliari degli operai morti, abbia di fatto impedito al processo di partire.
“Se una simile richiesta dovesse essere accettata si creerebbe un grave precedente a danno dei lavoratori”, sottolinea uno degli oratori. Da qui la decisione da parte dell’assemblea di aderire al sit-in che si terrà davanti al tribunale di Spoleto nella mattinata del 24 novembre e poi nel pomeriggio davanti all’ex Umbria Olii.
Sia durante gli interventi proposti la mattina, che nello specifico all’interno dei tavoli tematici tenutisi il pomeriggio, la comune esigenza di reperire strumenti di tutela a favore dei lavoratori: la richiseta di incriminazione per “omicidio volontario” e non “colposo” a carico dei responsabili, il salario sociale minimo seguendo l’esempio del Lazio per limitare lavoro nero e precarietà, forme di tutela ( anche a mezzo di una proposta di legge popolare o a opportune modifiche nell’ambito della normativa esistente) per il lavoratore che intenda denunciare irregolarità sul posto di lavoro, tutele per il lavoratore immigrato irregolare ( la categoria maggiormente colpita e meno tutelata) sottoposto a doppio ricatto, tramite concessione del permesso di soggiorno, una cassa di mutuo soccorso per i lavoratori che dovessero trovarsi in difficoltà ( seguendo l’esempio della categoria dei ferrovieri che ha supportato così la battaglia di Dante De Angelis).
Quasi un modello di riferimento, la lotta dei ferrovieri, per la tenacia e l’organizzazione, che ha consentito a De Angelis, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di essere reintegrato in seguito al licenziamento avvenuto solo per aver assolto correttamente il proprio compito: denunciare la mancanza di sicurezza. Si è invocata dunque maggiore tutela e autonomia per gli R.L.S. Per i quali, qualcuno è arrivato a proporre un “lodo R.L.S, sul modello lodo Alfano”. Nell’ambito della stessa giornata si è profilato l’intento di costituire una rete di supporto legale per i famigliari delle vittime di incidenti sul lavoro, rafforzando al tempo stesso l’interrelazione fra le diverse realtà ( associazioni, comitati, reti, assemblee…) esistenti sul territorio nazionale per consentire uno scambio efficace di informazioni inerenti a vertenze territoriali e processi in corso.
A conclusione della giornata l’assemblea dei presenti ha proclamato l’adesione ufficiale a:
–Martedì 24 novembre sit-in davanti al tribunale di Spoleto e nel pomeriggio davanti alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno;
–Adesione manifestazione nazionale del 10 dicembre a Torino in occasione del processo Eternit
–Solidarietà ai 7 attivisti della Rete per la sicurezza sul lavoro di Ravenna condannati per avere occupato l’agenzia interinale Intempo in seguito alla morte di un giovane lavoratore.